Recensione di Triangle of Sadness, il nuovo cinico film di Östlund solo al cinema dal 27 ottobre 2022. 

Triangle of Sadness poster ita

La locandina italiana del film Triangle of Sadness.

SCHEDA DEL FILM

REGIA: Ruben Östlund
CAST: Harris Dickinson, Charlbi Dean, Woody Harrelson
DURATA: 147 min.
DATA DI USCITA: 27 ottobre 2022
DISTRIBUZIONE: Teodora Film


RECENSIONE

Tanti soldi, tantissimi follower, nervi a pezzi: l’influencer Yaya (Charlbi Dean) e il modello Carl (Harris Dickinson) sono una coppia bellissima fuori sintonia. Per ritrovarla, i due prendono parte ad una crociera per super ricchi dove tutto appare perfetto e perfettamente Instagrammabile.
Ma il naufragio, l’alienazione ed un’egualitaria lotta per la sopravvivenza sono dietro l’angolo…

La nave viaggia su liquide rotaie
noi perdiamo acqua, abbiamo le occhiaie
Love Boat – Bugo

Nel suo saggio-giornale di bordo del 1997, David Foster Wallace definiva la lussuosa e posticcia crociera in cui era intrappolato “Una cosa divertente che non farò mai più”.

Una scena del film Triangle of Sadness. Photo: Fredrik Wenzel © Plattform Produktion.

Una scena del film Triangle of Sadness. Photo: Fredrik Wenzel © Plattform Produktion.

E’ la stessa sensazione di dolce prigionia sperimentata dai protagonisti di Triangle Of Sadness, sesto film dello spietato cineantropologo Ruben Östlund e seconda Palma d’Oro per il regista svedese che segue l’exploit di The Square nel 2017.

Dopo l’astuta parodia di ruoli e meccanismi familiari (Forza Maggiore) e quella dell’esasperazione artistica e dell’evanescenza concettuale (The Square), Östlund alza ulteriormente la mira della sua cinica macchina da presa che uccide gli stilemi sociali, puntandola questa volta sui capricci dei ricchi, la loro inadattabilità e la transitorietà degli status sociali a cui sono disperatamente aggrappati.

Convergendo in un duplice tributo alla Wertmüller di Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto e Scene di lotta di classe a Beverly Hills di Bartel, Triangle of Sadness (che deve il suo titolo alla zona tra la fronte e le sopracciglia in cui si annidano le prime rughe da età e da stress) diventa epopea grottesca e parata di personaggi detestabili eppure spaventosamente simili a qualcuno che seguiamo sui social: la frivola coppia protagonista, un oligarca russo con deliri di onnipotenza, un capitano alcolizzato (un intermittente Woody Harrelson), ospiti ossessivi, compulsivi, vegetativi. E quasi sempre disperatamente soli.

Triangle of Sadness. Photo: Fredrik Wenzel © Plattform Produktion.

Una scena del film Triangle of Sadness. Photo: Fredrik Wenzel © Plattform Produktion.

Il cinema di Östlund non transige, si prende i tempi lunghi e situazioni e dialoghi sul filo dell’imbarazzo (mio cuginetto direbbe cringe, mio zio sgradevoli) per illuminare il distacco dalla realtà dei privilegiati, le petulanti fissazioni fisiche e mentali, ma anche la compiacenza di chi, in parte, prova a sfruttarli di rimbalzo.

Dopo una prima parte quasi perfetta ed un secondo atto estremo che fa il miglior utilizzo del vomito dai tempi di Team America, Östlund passa sulla terraferma dove tira la riga e lascia che ricchi e poveri se la vedano tra loro, finalmente ad armi pari.

E la sorpresa (ma neanche poi tanto) è che il potere logora in fretta tanto chi lo ha per diritto di nascita quanto chi ci è parvenu, inebriando con la stessa velocità ed inesorabilità.
E’ così che Triangle of Sadness rimarca l’ecumenica debolezza ed inconsistenza del genere umano ed il suo straordinario autore si smarca dalle facili equazioni, così come nei film precedenti, forse con minor sottilità sociologica ma con la stessa sarcastica ed acuta comprensione della specie più ottusa del pianeta.

Luca Zanovello


TRAILER UFFICIALE