Recensione di CHIAMAMI ANCORA AMORE, la serie di Gianluca Maria Tavarelli ora su RaiPlay. 

chiamami ancora amore poster serie rai

La locandina ufficiale della serie Rai Chiamami Ancora Amore.

Come si può amare tanto, donandosi totalmente l’un l’altra e poi arrivare ad odiarsi con la stessa forza e intensità?
E’ quello che deve essersi chiesto Giacomo Bendotti scrivendo la sceneggiatura di Chiamami Ancora Amore, serie andata in onda in prima serata su RAI UNO a partire da lunedì 3 Maggio con la regia di Gianluca Maria Tavarelli.

Anna (Greta Scarano) ed Enrico (Simone Liberati) dopo undici anni di amore, stanno attraversando una complicata separazione. A farne le spese sarà principalmente il figlio Pietro (Federico Ielapi).
A sua tutela intervengono i servizi sociali ed è attraverso la figura dell’assistente Rosa (Claudia Pandolfi) che ripercorriamo luci e ombre della storia della coppia.

Simone Liberati e Greta Scarano in Chiamami Ancora Amore © Fabrizio de Blasio.

Simone Liberati e Greta Scarano sono i protagonisti di Chiamami Ancora Amore © Fabrizio de Blasio.

La prima puntata consta di due episodi introduttivi. Conosciamo i personaggi principali e l’universo che ruota loro attorno.

Da subito appare chiaro quanto Anna ed Enrico siano caratterialmente distanti. Tormentata da un grave trauma familiare che la rende incline alla depressione lei, semplice e diretto lui che si accontenta della sua vita fatta di alternanza casa/lavoro in provincia della Capitale e che non sembra aspirare a null’altro.

Con una serie di flashback e ritorni al presente, si procede con lentezza a snocciolare, in maniera quasi ossessiva, la forte dicotomia tra un “prima” in cui i due erano felici ed innamorati e un “qui ed ora” in cui l’equilibrio di coppia sembra essersi spezzato facendo scomparire la magia del primo periodo.

Viene introdotta anche la figura dell’assistente sociale.
Rosa Puglisi, che sembra sulle prime un personaggio marginale, diventerà sempre più fondamentale. E’ infatti grazie alle sue vere e proprie indagini che lo spettatore entra a far parte dei meccanismi (sia sani che insani) che legano indissolubilmente Anna ed Enrico, alla ricerca del motivo che ha portato la coppia non solo a volersi separare, ma ad attuare un’autentica “guerra” senza esclusione di colpi.

Così, a partire dalla seconda puntata, ci addentriamo sempre più nella vita dei due personaggi scoprendone segreti, lati oscuri, bugie e confessioni. E rendendoci sempre più conto che ad occhi obiettivi ognuno può varcare il sottile confine tra buono e cattivo amante, genitore amorevole o disinteressato…

Arriviamo dunque al finale, andato in onda il 17 Maggio, che non risparmia colpi di scena.

Greta Scarano in una scena di Chiamami Ancora Amore © Fabrizio de Blasio.

Se l’idea di base non è originalissima, basti pensare a Kramer contro Kramer o al più recente Dopo il Matrimonio, è sicuramente attuale e va dato merito a regista e sceneggiatore di essersi voluti soffermare, seppur rapidamente, su diversi aspetti interessanti.

La figura di Anna per esempio è ben studiata e di lei ci vengono svelate le varie sfaccettature della sua personalità. Con lei affrontiamo temi potenti quali l’aborto, la depressione post parto, la rinuncia alla carriera per la famiglia. Tematiche importanti, purtroppo solo accennate, che sarebbe stato bello vedere approfondite, magari a discapito di un flashback di troppo.

Non possiamo dire altrettanto di Enrico, personaggio che risulta piatto e a tratti bipolare. Non c’è, o non è stata colta, un’indagine psicologica del protagonista maschile. Meno tormentato di Anna, cresciuto in una famiglia unita e affettuosa e gran tifoso di calcio, passa da momenti in cui è un tenero papà, ad altri in cui l’irascibilità fa da padrona. Rimane poco chiaro che tipo di persona sia, capace di gesti d’amore encomiabili, come di aggressioni verbali gratuite e senza senso.

Capiamo quindi la difficoltà dei due attori nel vestire i panni dei coniugi.

Seppur entrambi bravi, non convincono pienamente, e più si disvelano il susseguirsi di eventi e colpi di scena, più Scarano e Liberati perdono il focus e si ritrovano quasi in balia degli eventi. Come fossero travolti da un destino infausto, ma parliamo di un divorzio, non di un cataclisma e sono solo loro gli artefici dei loro mali.

Stefano Liberati, Federico Ielapi, Greta Scarano in una scena della serie © Fabrizio de Blasio.

Apprezzati il piccolo Federico Ielapi (già visto nel Pinocchio di Garrone) nei panni di un bambino deluso, arrabbiato, che non vuole più essere preso in giro dai suoi genitori di cui si fidava ciecamente; e Claudia Pandolfi che con la sua tipica naturalezza sorniona dà al personaggio di Rosa un autentico mix di delicatezza e risolutezza. Sarebbe stato interessante approfondire anche il suo personaggio. Nel corso delle puntate di lei sappiamo che ama il suo lavoro e che lo svolge con passione, che mangia take away e che sta provando ad affrontare una gravidanza da single. Ennesima importante ed attuale tematica che viene accennata senza ulteriori chiarimenti.

Il limite più evidente di Chiamami Ancora Amore è il fatto che verosimilmente la storia sia stata concepita e scritta come unicum e riadattata poi, in un secondo momento, a serie in più puntate. Ci si è quindi dilungati perdendo in freschezza ed autenticità.

Dispiace, perché la coppia Tavarelli-Bendotti funziona. In particolare la regia è ben funzionale al tipo di storia rappresentata. Con la macchina da presa che non molla un attimo i suoi personaggi, quasi a volerci far percepire i battiti dei loro cuori nelle scene d’amore; il sangue che arriva al cervello e annebbia la vista nelle scene di litigi in cui si urlano contro; il respiro mozzato dalla paura di perdere Pietro per sempre…

Simone Liberati e Greta Scarano in Chiamami Ancora Amore © Fabrizio de Blasio

Simone Liberati e Greta Scarano in Chiamami Ancora Amore © Fabrizio de Blasio.

Molto ben fatti anche i continui passaggi tra passato e presente con espedienti registici studiati ad hoc e molto intriganti ed intelligenti.

Concludendo, quella di Chiamami Ancora Amore è una scommessa vinta solo in parte, ma è un piacere ed un sollievo sapere che la prima serata di RAI UNO dedichi spazio ad una fiction diversa, “giovane”, non incentrata sulla figura di un illustre personaggio della storia del nostro Paese, o tratta da un best seller letterario… L’augurio è quello di continuare a puntare su progetti di questo tipo perché solo confrontandosi con il grande pubblico, sfidando lo scoglio della prima serata, si può crescere e migliorare.

Violetta Biagiotti


TRAILER UFFICIALE

Foto: ufficio stampa