Recensione di BANKSY – L’ARTE DELLA RIBELLIONE, il documentario di Elio Espana al cinema solo 24, 25 e 26 maggio 2021.

Locandina del film BANKSY - L'Arte della Ribellione

Locandina originale del film BANKSY – L’Arte della Ribellione.

SCHEDA DEL FILM

TITOLO ORIGINALE: Banksy and the Rise of Outlaw Art
REGIA: Elio Espana
CAST: Banksy, Steve Lazarides, Ben Eine, John Nation
DURATA: 112 minuti
DISTRIBUZIONE: Adler Entertainment
USCITA (cinema): 24, 25, 26 maggio 2021


RECENSIONE

Dai sobborghi di Bristol fino alle case d’asta newyorkesi, quello di Banksy è ormai un fenomeno esteso a tutti i livelli del mercato artistico. Ma quanto possiamo ancora dire di lui? A rispondere ci pensa il documentario Banksy – L’Arte della Ribellione di Elio Espana che, tra interviste esclusive e una cornice storica da manuale, fa definitivamente luce su un mito e un enigma del nostro tempo.

Banksy in Mexico - Photo courtesy of Adler Entertainment

Banksy in Mexico – Photo courtesy of Adler Entertainment.

Bansky: singolo o collettivo? Vandalo o artista? Provocatore o abile manipolatore delle dinamiche del mercato artistico? Non si può parlare del più grande «terrorista dell’arte contemporanea» senza incappare in almeno uno di questi interrogativi. Per far luce sulla questione e darle tutto l’approfondimento che merita arriva finalmente (e solo per 3 giorni!) in sala il documentario Banksy – L’arte della Ribellione.

Diretto da Elio Espana, il film va dagli albori della street art inglese fino a forse il momento più iconico della sua storia: l’autodistruzione nel 2018 a Sotheby’s di Girl with Balloon. La stampa, appena battuta all’asta per un valore di 860.000 sterline, è stata istantaneamente distrutta da Banksy tramite un tritacarte nascosto nel telaio. A causa di un guasto nel meccanismo però il potenziale gesto di distruzione finisce per trasformarsi nel suo contrario: «La prima vera creazione di un’opera d’arte durante un’asta», facendone così schizzare il valore alle stelle.

Ma questa è solo l’ultima delle infinite provocazioni di Banksy, per cui l’arte non è altro che «il più grande scherzo mai esistito». Nel documentario riviviamo anche le sue 7 incursioni in incognito nei musei più famosi al mondo, il controverso allestimento della mostra Barely Legal a Los Angeles, la creazione del parco dei (non) divertimenti Dismaland, dove «your dreams don’t come true». In breve: riviviamo la sua ascesa da modesto graffitaro a maestro indiscusso dell’arte di strada.

BANKSY - L'arte della ribellione | CLIP "Incursione in sette musei"

Ispirato da artisti come Basquiat, Haring, Blek le Rat e Robert del Naja, Banksy è ora universalmente noto per i suoi disegni satirici e impegnati, spesso considerati alla stregua di veri e propri manifesti pubblicitari anarchici. L’idea è giocare con la tecnica dello stencil per riprodurre immagini semplici, ma fortemente evocative, in tutta velocità.

Il potere abusato, la povertà, i fondamentalismi politici e religiosi, l’alienazione, la guerra, la violenza e il capitalismo sono al centro delle sue opere […] nonostante la sua identità sia ancora avvolta nel mistero.

Molti murales hanno per soggetto l’infanzia, come Girl With Balloon, No ball games, Naufrago bambino a Venezia, i vari troemp-l’oeil sul muro fra Cisgiordania e stato d’Israele. Proprio qui termina il viaggio del documentario sulla vita di Banksy: nel celebre Walled Off Hotel di Betlemme. Simbolo dell’unione fra pittura e installazione, arte e mercato, divertissement e messaggio politico, esso è anche il set di un altro grande documentario: L’uomo che rubò Banksy.

Artisti del 3 days 'Cans Festival' organizzato a Londra nel 2008 da Banksy - Photo by Jim Dyson/Getty Images, courtesy of Adler Entertainment.

Artisti del 3 days ‘Cans Festival’ organizzato a Londra nel 2008 da Banksy – Photo by Jim Dyson/Getty Images, courtesy of Adler Entertainment.

Entrambi hanno avuto il merito di far luce su quello che è al contempo il simbolo e il grande outsider del mercato dell’arte contemporanea. Il Banksy effect dimostra infatti è che è possibile esistere alle proprie condizioni anche all’interno di un mercato ristretto ed elitario. E soprattutto che le vie del successo possono anche non passare da strutture artistiche tradizionali (scuole d’arte, gallerie, musei), perché l’arte è fondamentalmente un bene di dominio pubblico.

Grazie a testimonianze d’eccezione (Steve Lazarides, ex braccio destro di Banksy; l’artista Ben Eine, suo stretto collaboratore) e a un ricchissimo materiale d’archivio, possiamo concludere che Banksy – L’Arte della Ribellione vince a mani basse la sfida forse più terribile del biopic: l’anonimato del suo protagonista.

Alessandra del Forno


TRAILER UFFICIALE

BANKSY - L'arte della ribellione | Trailer Ufficiale | IL 26, 27 e 28 OTTOBRE AL CINEMA

Foto: ufficio stampa