Alla scoperta di André Derain. Sperimentatore controcorrente, la nuova mostra al Museo d’Arte Mendrisio (Svizzera) fino al 31 gennaio 2021.

André DERAIN Geneviève à la pomme © 2020, ProLitteris, Zurich

André Derain, Geneviève à la pomme 1937-1938, olio su tela 92 x 73 cm, Collezione Geneviève Taillade © 2020, ProLitteris, Zurich.

Il Museo d’arte di Mendrisio è noto per le sue retrospettive ambiziose. E anche in questo 2020, in cui sono regnati gli imprevisti e le emergenze non si è smentito, riuscendo a realizzare un’esposizione nata, come ci dice il direttore Simone Soldini, bevendo un caffè fuori dal Centre Pompidou di Parigi. Fino al 31 gennaio 2021 si potranno, infatti, ammirare i lavori di André Derain, una delle grandi figure della rivoluzione artistica d’inizio Novecento insieme a Picasso, Matisse, Braque e Giacometti.

Chi era André Derain? 

Artista dimenticato e ritrovato (con la grande mostra del 1994-95 al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris), Derain aveva una personalità vivacissima, era un individuo fuori dal comune rispetto ai suoi contemporanei ed era in grado di eccellere in tutto ciò che faceva, dalla pittura alla scultura fino al teatro

Curioso, appassionato, amante del lusso, collezionista di strumenti musicali ed ottimo musicista, personaggio eclettico, sebbene con un lato malinconico e scettico (caratteristica che lo porterà all’isolamento), a causa di una serie di eventi, Derain non ebbe la medesima fortuna dei suoi amici. 
Il ritratto di André Derain, per mano di Rogi André, del 1928 che ci accoglie all'ingresso della mostra a Mendrisio. Photo: MaSeDomani.Il ritratto di André Derain, per mano di Rogi André, del 1928 che ci accoglie all'ingresso della mostra a Mendrisio. Photo: MaSeDomani.

Il ritratto di André Derain, per mano di Rogi André, del 1928 che ci accoglie all’ingresso della mostra a Mendrisio. Photo: MaSeDomani.

Per decenni la sua notorietà fu pari a quella di Picasso e Matisse. Una virata artistica e l’avvento della guerra cambiarono tutto. André Derain viveva, infatti, in una bellissima villa a Chambourcy che i nazisti gli confiscarono. Fu così che per salvare i suoi beni, e su pressione di Arno Breker, accettò di compiere un viaggio di propaganda culturale in Germania, insieme ad altri colleghi. Viaggio che gli affibbiò l’etichetta di collaborazionista (che non era) e una serie di umilianti condanne – che ancora oggi i suoi eredi si trovano a dover giustificare. 

Nel campo artistico, inoltre, si possono identificare due Derain: quello delle avanguardie, che affiancò Matisse durante il periodo del fauvismo, che fu insieme a Picasso tra i padri del cubismo e divenne uno dei pilastri dell’arte dell’epoca; e il Derain che si allontanò da tutto e tutti. Partì per l’Italia, dove scoprì il classicismo, e decise che da quel momento in poi si sarebbe rivolto solo alla tradizione. Ai suoi occhi non c’era differenza tra un’opera dell’antica Grecia e un Cézanne, erano entrambe moderne, anche se in pochi lo capirono (tra questi vi fu Giacometti).

E dopo Cézanne proprio lui fu il più coraggioso che, con la sua sincerità, scosse i luoghi comuni, riuscì a eccellere in varie arti e a viverci sino alla fine malgrado le avversità – grazie alla sua passione per il palcoscenico e l’abilità di illustratore. 

André Derain, gouache su carta, Jack in the box, 1926-Photo: MaSeDomani

Alcuni gouache su carta di André Derain che raffigurano i costumi per il balletto Jack in the box (1926) che si possono ammirare al Museo d’arte Mendrisio. Photo: MaSeDomani.

La retrospettiva a Mendrisio

Come dicevamo in apertura, la mostra è ricca e ci offre una panoramica della produzione ed evoluzione dell’artista nelle varie fasi della sua vita. Sono ben 70 i dipinti, 30 le opere su carta, 20 le sculture e 25 i progetti per costumi e scene teatrali, oltre alle illustrazioni di libri e alcune ceramiche, esposti in questi mesi a Mendrisio.

Data la sua poliedricità, si è deciso di procedere per nuclei tematici. Dalla fase avanguardista alla protocubista; da quella gotica (o bizantina) al ritorno alla classicità; dai ritratti alle nature morte, dai disegni dei costumi teatrali ai libretti d’opera, sino alle sculture, che sembrano prese in prestito da Brancusi; durante la visita le sorprese non mancheranno. Tanti sono i cambi di soggetto, le parentesi colorate e quelle più cupe. Le sue creazioni sanno essere affascinanti e fastidiose, alcune sono attraenti altre perturbanti. Tutte non conoscono l’indifferenza.

L’intento, con riguardo alla pittura, è quello di analizzare le sperimentazioni stilistiche e tematiche dell’autore – e i numerosi riferimenti all’arte di diverse epoche. Mentre, in generale, la mostra vuole dare il suo contributo nella rivalorizzazione dell’ampia e sfaccettata produzione di Derain.
DERAIN Le vieux gaulois © 2020, ProLitteris, Zurich

André Derain, Le vieux gaulois, bronzo, 39.5 x 14 x 18 cm, Collezione privata © 2020, ProLitteris, Zurich.

All’attività dell’artista meno nota, ma molto importante, invece, è dedicato un focus nel salone del Museo. Qui scopriamo l’eccellente illustratore (aveva un’attenzione maniacale per i dettagli), il coinvolto librettista, l’amante della danza, l’autore di brani musicali, il ceramista, il fotografo e l’incredibile collezionista. E la gigantografia che ci accoglie a inizio percorso (seconda foto), è un omaggio proprio alla sua personalità e la carriera senza eguali.

È da notare, prima di chiudere, che tra i suoi estimatori – e amici di lunga data – vi fu Alberto Giacometti, che di lui apprezzava l’abilità di saper cambiare stile attingendo dall’arte antica e il coraggio di continuare a tentare, sperimentare, nonostante gli insuccessi.

In conclusione…

André Derain. Sperimentatore controcorrente già dal titolo si descrive benissimo. Mai come oggi siamo difronte alla possibilità di ri-scoprire un grande artista rimanendo nel piccolo Canton Ticino. Le opere sono molte e le emozioni pure. Le sue tele sanno descrivere un periodo, i suoi disegni una passione che non l’abbandonerà mai e diverrà lavoro. Una retrospettiva sfiziosa, avvolgente, carica di storia. Da vedere.

Vissia Menza

André Derrain, La Clairière, ou le déjeuner sur l’herbe. Photo: MaSeDomani

Uno scorcio dell’allestimento, sullo sfondo: André Derrain, La Clairière, ou le déjeuner sur l’herbe, 1938, olio su tela, 138 x 250 cm, Association des Amis du Petit Palais, Ginevra. Photo: MaSeDomani.

INFORMAZIONI UTILI

André Derain. Sperimentatore controcorrente
a cura di Simone Soldini, Barbara Paltenghi Malacrida, Francesco Poli
27 settembre 2020 – 31 gennaio 2021

Indirizzo: Piazzetta dei Serviti 1 – Mendrisio (Svizzera)
Orari: martedì – venerdì 10:00 – 12:00 e 14:00 – 17:00 | sabato – domenica e festivi 10:00 – 18:00 | lunedì chiuso (festivi aperto)
Biglietti: intero 12.- CHF/EUR | ridotto 10.- CHF/EUR
Contatti: Tel. +41 (0)58 688 33 50 | Email museo@mendrisio.ch | Sito web https://museo.mendrisio.ch

 Si ringrazia l’ufficio stampa per l’opportunità e il supporto.