Oh, vale anche sbagliare, eh.

A prescindere dal titolo, che è un gradevole e doppio richiamo al soggetto narrativo del libro, costruito su una relazione di ispezione bancaria ed una relazione extraconiugale, “La relazione” (appunto) di Andrea Camilleri è un romanzo sbagliato.

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Ci sono due fronti su cui Camilleri ha dimostrato negli anni di essere un grande scrittore, e non mi riferisco ovviamente ai soli romanzi montalbaniani: la capacità di creare ambientazioni e personaggi che, pur mantenendo un credibilissimo attaccamento alla realtà, si muovono su quel confine sottile che sta fra ironia e poesia. Penso a quel capolavoro che è “La concessione del telefono” o al delicatissimo “Il cielo rubato”, entrambi perfettamente in linea con uno stile in cui storia, cronaca, cultura popolare si incontrano e fanno festa.

“La relazione” soffre per la presenza di un protagonista quasi macchiettistico, privo di una precisa connotazione: è un manager dalla carriera sfolgorante, gli è stata affidata una indagine delicata, eppure appare pagina dopo pagina manovrabile e… come dire… tendente alla scarsa brillantezza intellettuale. Quindi leggi e senti qualcosa che stona, la trama scorre rapida verso un prevedibile finale, gli uomini (e soprattutto le donne) che circondano il protagonista sono assolutamente monocolori.

Soltanto tracce del “grande” Camilleri: evitabile.

Alfonso d’Agostino

SCHEDA LIBRO
TITOLO: La relazione
AUTORE: Andrea Camilleri
EDITORE: Mondadori
COLLANA: Scrittori italiani
PAGINE: 177
ISBN: 978-8804649540