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Nick Hornby mi fa sempre questo effetto: leggendo “Febbre a 90” ho rimpianto di non essere nato a Londra all’ombra dello stadio dell’Arsenal (e considerando le vicende della mia Triestina, è un rimpianto che si affaccia quotidianamente…), divorando “Alta fedeltà” avrei voluto acquistare un negozio di dischi con effetto immediato, e via dicendo. Ora, è vero che dopo “Un ragazzo” i protagonisti dei lavori di Hornby sono essenzialmente femminili, ma persino durante la lettura di “Funny girl” è emerso il rammarico di non aver vissuto gli anni Sessanta.

(Tranquilli, la recriminazione è svanita quando ho provato ad applicare ad una mia fototessera le capigliature più in voga in quegli anni).

L’ultimo romanzo di Hornby, lo dico subito, mi è piaciuto un sacco. La protagonista è Sophie, una ragazza di una simpatia cristallina che nelle prime (e fulminanti) pagine del libro comprende che una vita nella natia e un po’ deprimente Blackpool non fa esattamente per lei, nonostante la nomina a Miss locale:

“Ospedali? Feste di beneficenza? Per un anno intero? Ma che cosa credeva? La zia Marie le aveva detto delle inaugurazioni di negozi e delle luci di Natale, ma lei non aveva pensato che la gente ci sarebbe rimasta male se fosse scomparsa nel nulla, e non aveva pensato che sarebbe stata Miss Blackpool per altri trecentosessantaquattro giorni. In quel momento capì di non voler essere Miss Blackpool neanche per un’ora.
«Dove va?» chiese Len.
«Dove vai?» le chiese suo padre.
Quindici minuti dopo, la seconda classificata, Sheila Jenkinson, una spilungona di Skelmersdale rossa di capelli e un po’ addormentata, aveva in testa la tiara, e Barbara e suo padre erano in taxi e stavano tornando a casa. La settimana dopo, Barbara partì per Londra.”

L’intenzione di Sophie ha qualcosa di rivoluzionario: vuole fare l’attrice comica, far ridere la gente, regalare un momento divertente nella vita delle persone. E quindi: trasferimento a Londra, impiego in un grande magazzino per sbarcare il lunario fra un provino e l’altro, fortunoso incontro con un produttore che ne intravede un potenziale sex symbol, resistenza di Sophie che ha in mente un progetto chiaro, e lo vuole perseguire.

Sophie – nel frattempo ribattezzata Barbara – diventerà la protagonista di una sitcom della televisione inglese. Una serie che fin dal titolo dimostra di voler raccontare come i tempi stiano cambiando: si chiamerà “Barbara (e Jim)”, con il protagonista maschile relegato fra parentesi e l’esultanza di ragazze che accorciano le gonne, si concedono (fin troppo) liberamente, respirano libertà.

Intervallato da fotografie d’epoca che bene illustrano la vita all’ombra del Big Ben nei Sessanta, il romanzo si snoda fra amori e ambienti culturali, fra il successo e sprazzi di solitudine, in un crescendo meravigliosamente lieve ed insieme intrigante che fa riflettere – l’intento è chiaro –non soltanto sul desiderio di una vita priva delle ingabbiature sociali ma anche sulla deriva di un certo tipo di televisione. Vi lascio con qualche riga a questo proposito:

“Come sarà fra dieci anni, fra cinquant’anni? Voi avete già cominciato a fare battute sui gabinetti e cose del genere. Quanto ci vorrà perché decidiate che non c’è nulla di male nel mostrare uno che caga, fintanto che nel pubblico c’è una iena pronta a ridere a crepapelle?”.
“Io credo che nessuno voglia vedere uno che caga”.
“Non ancora. Ma verrà il giorno, te lo dico io. Si sente nell’aria”.
“Tu credi che Barbara (e Jim) stia accelerando l’arrivo di un programma intitolato Trenta minuti sulla tazza del cesso?”.
“Io non lo credo, lo so, ragazzo mio”.

Alfonso d’Agostino

SCHEDA LIBRO
TITOLO: Funny girl
AUTORE: Nick Hornby
TRADUZIONE: Silvia Piraccini
EDITORE: Guanda
COLLANA: Narratori della Fenice
PAGINE: 373
ISBN: 978-8823509535

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