Mi capita sempre più spesso di suddividere gli scrittori che leggo un po’ come mi succedere di fare con i musicisti: ci sono quelli che, trovata una vena aurea, la continuano a sfruttare senza deviazioni, e c’è chi si impegna nella ricerca di qualcosa di differente ad ogni nuova uscita discografica.
Intendiamoci, nulla di male nel percorrere una coerentissima strada personale, soprattutto se il prodotto non brilla per originalità ma si dimostra ugualmente interessante o vincente; inevitabilmente, però, tendo a seguire con più attenzione autori di libri (o dischi!) più poliedrici o multivocali.
Francesco Recami è un autore che non si accontenta di produrre romanzi standardizzati, ed il piacere che emerge dalla lettura di un suo volume è, prima di tutto, il piacere dello scrivere. Non è un controsenso, se ci prestate attenzione: riuscire a trasmettere il sudore, l’inventiva, la caratterizzazione ed il lavoro che è sfondo di ogni opera narrativa coinvolgendo il lettore nel processo creativo con piacevolezza non è da tutti.
E per proseguire nella metafora musicale, Recami ha senza dubbio dato prova di avere note, ritmi, timbri sempre molto differenti nel suo spartito di scrittore.
I “giallonnivori” (‘sta definizione che si è affacciata adesso alle mie sinapsi mi paice molto e la userò spessissimo anche in futuro, sappiatelo..) conoscono lo scrittore fiorentino essenzialmente grazie ad Amedeo Consonni, pensionato, uomo di casa da ringhiera milanese, indagatore quasi per caso in un contesto che si fa, volume dopo volume, sempre più umano e vivido. E’ un sottofondo musicale che sta a metà fra il fado portoghese e la canzone popolare della nostra tradizione, così come sono invece le note lievi di una sorta di Brassens ad accompagnare il lettore tra le pagine di “Il ragazzo che leggeva Maigret”, con le sue atmosfere da provincia fintamente sonnecchiosa ed una galleria di personaggi (primo fra tutti Giulio, protagonista della vicenda) tanto strani-e-normali da risultare indimenticabili.
E poi torni indietro nel tempo, inseguendone la bibliografia, e scopri le tragedie del quotidiano ed una polemica sociale accompagnabile dalla chitarra del primo Guccini in “L’errore di Platini”, o il duro rock gotico che può fare da sottofondo a “Il correttore di bozze”, romanzo edificato su di una architettura assolutamente perfetta.
Giovedì 24 ottobre alle ore 21 presso la Biblioteca Civica Paolo Volonté di via Edison 8 a Cormano (Milano), Francesco Recami incontrerà i lettori presentando il suo ultimo romanzo (“Il segreto di Angela”, Sellerio Editore).
Ed io mi sento spassionatamente di ande a trovarlo, perchè l’uomo – sia detto senza timore – ha molto da dire.
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
grazie Alf!
Ma grazie a te per la segnalazione!
Questa nota mi ha fatto un gran piacere, mi rende felice perché esprime veramente il mio modo di sentire a proposito di quello che scrivo. Tento sempre strade diverse per imparare cose nuove, e quello che scrivo lo faccio per provare e per cimentarmi. Il miglior complimento per me è quando mi dicono: “Non sembra scritto dalla stessa persona”. Ad essere sinceri il miglior complimento è quando mi dicono, magari non esattamente per farmi un complimento: “Una scrittura vecchia, sembra scritto cinquant’anni fa”. Ecco, avete presente chi c’era cinquant’anni fa? E chi c’è oggi? Quindi grazie e stragrazie a Ma se domani che d’ora in avanti diventerà il mio lettore ideale, quello a cui si parla mentre si scrive. Ma Alfonso, perché non sei venuto a Cormano? O eri in incognito?
Francesco Recami