Una domanda che mi rivolgono spesso quando confesso le mie abitudini di lettura è: “Ma con tutti gli omicidi, le violenze, i fatti di cronaca di cui sono pieni giornali e telegiornali, chi te lo fa fare di dedicarti a gialli, thriller, noir e affini?”.

Il romanzo di Christina Anagnos, disponibile su Amazon cliccando qui, è un’ottima risposta a quella domanda. Perché se è vero che gli episodi che campeggiano sulle prime pagine dei giornali vengono approfonditi con sempre crescente profondità – fino ad arrivare a un pelo dalla morbosità, vedi plastico di Cogne su RaiUno – è altrettanto certo che la letteratura e la fantasia di chi ha una storia da raccontare sono in grado di scandagliare aspetti psicologici e sociali che, anche solo per rispettosa memoria delle vittime, spesso siamom costretti a tralasciare.

“Primo o poi ti ammazzo”, primo romanzo dell’autrice di un ottimo racconto pubblicato nell’ambito dell’iniziativa YouCrime, è un macigno lanciato sulla superficie placida di un piccolo lago montano. Non è sufficiente affermare che “tratta della violenza sulle donne”: Christina ci prende per mano e ci conduce all’interno di inferni domestici, ci sussurra all’orecchio delle sensazioni di disagio e paura che vivono  le vittime di uno stalker, ci racconta di quanto siano vicini a noi i cosiddetti mostri, ci insegna a riconoscere una donna vittima di violenza.

Non deve essere stato facile non cadere in facili moralismi o alla tentazione, che immagino sia stata forte, di cedere a tentazioni pietistiche. L’autrice ha scelto una via certamente non nuova ma senza dubbio affascinante, inserendo una variabile in storie di donne che sembrano destinate ad una fine atroce: la Vendetta. Il consorzio che si costituisce fra il carabiniere Silvia, l’affermato medico Dafne e Marianna, voce narrante del romanzo, è uno di quei sodalizi tutti al femminile in cui nessuna si lascia indietro, ogni opinione vale quanto quella di un’altra e l’amicizia non è una parola priva di significato ma sinonimo di complicità, protezione, amore.

Gli appelli, le discussioni sui giornali, una nuova legge, le interpellanze parlamentari: tutto giusto, tutto opportuno, tutto condivisibile. Io ci aggiungo il romanzo di Christina Anagnos, con l’augurio mai così forte che questo tema abbandoni le pagine dei quotidiani e diventi un lontano ricordo da studiare su antichi testi di psicologia.