In Italia, è noto, si legge poco. E’ un dato di fatto di cui prima o poi ci si dovrà occupare a fondo, e ben vengano tutte le iniziative – compresa, nel nostro piccolissimo, la webzine a cui siete collegati – che possano indurre a prendere in mano quell’oggetto meraviglioso che è un libro.
Si, ma QUANTO poco si legge? Online e nelle discussioni da bar si tramandano cifre preoccupanti, ma grazie all’ISTAT possiamo approfittare di un campione significativo e fornire qualche dato più strutturato, adatto quindi ad alcuni ragionamenti che non siano figli unicamente dell’emotività (il documento PDF, 1,14 MB può essere scaricato qui)
Prima di tutto: sì, in Italia si legge poco. Il dato più spaventoso riguarda i non lettori, coloro cioè che non abbiano letto neppure un libro (se non per motivi scolastici o professionali) nel corso dell’intero anno solare 2012. Si tratta di un buon 54% della popolazione sopra i 6 anni di età, il che significa che se tornando a casa in tram avete intorno 10 persone, quasi sei non hanno preso in mano un libro nei dodici mesi precedenti. Piuttosto impressionante, vero?
Aggiungiamo un dato positivo, giusto per tirarci un po’ su di morale, la fascia di età e genere in cui si riscontra la percentuale più alta di lettori è quella femminile fra i 15 e i 17 anni: se incrociate una scolaresca composta da 20 studentesse 16enni, ben 14 avranno letto un libro nell’ultimo anno, e ricordo che sono esclusi quelli per motivi scolastici. I loro coetanei maschietti si fermano al 49%: insomma le giovani fanciulle in fiore battono gli ometti per 71 a 49. Brave voi!
Altro aspetto significativo, magari piuttosto prevedibile ma rassicurante: nella fascia 6-14 anni, entrano nella cerchia dei “lettori attivi” il 75,4% dei ragazzi aventi genitori che leggono ed il 34,1% di giovani aventi mamma e papà refrattari alla lettura. Significa che nulla abitua più a questo piacere dell’anima che il contesto familiare di appartenenza. E’ una percentuale che può far paura se accompagnato da una ulteriore statistica: il 10,2% delle case italiane è totalmente priva di libri (il dieci-per-cento!) e il 15,4% ne possiede da 1 a 10. L’impressione è stemperata dai lettori forti: nel 25% delle abitazioni troviamo più di 100 volumi, con un picco del 6.7% che supera le 400 copie (tra cui il mio soggiorno).
Passiamo al numero di libri letti: considerando i lettori attivi, il 46% si ferma ad un massimo di 3 libri. Da 4 a 11 volumi abbiamo un 39%, il restante 15% supera i 12 acquisti nell’arco di 12 mesi. Da qui la domanda che tutti ci staremo facendo: non sarà che i libri costano un po’ troppo?
Naturalmente per gli editori la componente prezzo incide solo per il 25%: grandi, medie e piccole case editrici addossano gran parte della responsabilità alla “mancanza di efficaci politiche scolastiche di educazione alla lettura”. E’ un fatto, però, che la maggior parte di libri venduti abbia un prezzo inferiore alla doppia cifra, e che le classifiche di vendita proposte settimanalmente abbiano dovuto adeguare le loro graduatorie: per consentire visibilità ai romanzi di nuova uscita si è utilizzato il trucco di “relegare” le riedizioni di grandi classici proposte da Newton a 0,99 centesimi nella classifica riservata ai “tascabili”… Insomma, a me pare che una certa correlazione ci sia!
Un’ultima statistica che rende bene l’idea di quanto la lettura sia legata all’intero impianto culturale nel nostro paese:
Credo che i numeri valgano più di mille parole: è evidente che se puntiamo a mantenere attivo un settore importante – da tutti i punti di vista – come quello culturale, l’avvicinamento alla lettura sia una conditio sine qua non.
Attraverso quali strade? Mi piacerebbe avere una risposta, lo giuro. A volte penso che “Come un romanzo” di Daniel Pennac contenga molte delle chiavi di volta, ed in qualche occasione mi spingo a credere che i piccoli gesti di ognuno di noi possano essere fondamentali. Regaliamo, consigliamo, appassioniamo a questi oggetti benedetti amici e conoscenti, ne trarrà giovamento tutta la nostra società.
E se qualcuno vuol lanciare dei suggerimenti, i commenti sono come sempre a sua disposizione.
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.