A volte vorrei iniziare e finire una recensione con una frase sola. Tipo “Il nuovo romanzo di Biondillo è bellissimo”. Poi mi rendo conto che ci si aspetta qualche parola in più, e allora piazzo le ditina sulla tastiera e continuo a scrivere.

E comunque il nuovo romanzo di Biondillo è bellissimo.

Nell’opera narrativa dell’architetto milanese l’attenzione dei critici si concentra spesso sulle caratteristiche dei suoi personaggi: la capacità di Biondillo di dare voce a uomini e donne e, soprattutto, ai loro pregi e ai loro disagi è stupefacente. L’esempio più noto é naturalmente l’ispettore Ferraro, un protagonista dai tratti umani e dalla personalità complessa ed affascinante, che è protagonista anche dell’ultimo romanzo edito da Guanda e intitolato “Cronaca di un suicidio”. E questa capacità di suscitare empatia od odio profondo verso i personaggi accompagnati nelle sue pagine é nuovamente confermata: lo sceneggiatore vessato da Equitalia ed il commercialista che ne cura gli interessi sono perfetti, disegnati con una maestria che produce una immedesimazione istantanea.

Ma in questo romanzo, a mio parere uno dei migliori della serie, Biondillo ci regala anche una trama assolutamente voltapagina, una serie di piccoli eventi che si incastrano perfettamente in una catena unica, una sospensione dalla realtà che circonda il lettore e gli fa divorare parole, frasi, pagine. Decisamente, senza alcun dubbio, nettamente uno dei migliori gialli italiani degli ultimi anni.

Adesso non me lo ricordo più: ho già scritto che il nuovo Biondillo è bellissimo, ma bellissimo proprio?


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