“I cento veli”, romanzo di Massimiliano Comparin edito da Baldini e Castoldi, è una bellissima storia sull’assenza.

Il personaggio più rilevante è infatti Gaia, una presenza continua che pure non compare mai: scompare nelle prime pagine del libro ed il suo compagno, Alessandro, giovane in carriera che appare esistenzialmente vuoto, è costretto a cercarla. Si accorge poco a poco di non conoscerla, di essere costretto a reperire informazioni, di non aver mai realmente vissuto il rapporto con lei. È uno specchio narrativo geniale: Gaia è sparita ed è dunque assente, così come, precedentemente, è stato assente nel loro stare insieme lo stesso Alessandro.

L’indagine di Alessandro si dovrà confrontare con un’altra assenza: quella di un intero capitolo dalla storia del nostro paese e di una parte del territorio della nostra patria. I fatti successivi all’8 settembre 1943, vissuti tragicamente in Istria, Dalmazia e negli stessi territori triestini, sono innestati in una trama che si fa via via più convincente, ed all’autore riesce il semi-miracolo di ricordare pagine troppo spesso dimenticate del nostro passato depurandole da ogni valutazione politica. Il focus principale è sempre l’uomo, con i suoi sentimenti, emozioni e fragilità.

Giustizia e vendetta sono concetti separati da un velo leggerissimo, in particolare in guerra ed ancor più nello specifico di quelle terre martoriate; un filo che diventa ancor più sottile se ci coinvolge personalmente, ed è ciò che accade ai personaggi di questo romanzo. Ne deriva un racconto doloroso, addirittura inquietante in alcuni suoi passaggi, certamente coinvolgente ed assolutamente consigliato. Che siate o meno appassionati cultori della nostra storia moderna, che siate o siate stati residenti sul confine orientale, che sia radicata o no nella vostra famiglia una contiguità con quegli eventi drammatici, datemi ascolto: “I cento veli” è un romanzo che vale davvero la pena leggere.

La citazione:
“L’odio è un sentimento fertile, a differenza del dolore che è sterile”