Si sa, i giocattoli nuovi scalzano sempre quelli vecchi e se ti regalano, ad una settimana dal Natale, un testo grondante sangue non c’è verso che rimanga incartato sino al fatidico 25 del mese.

Lo ammetto, non sono mai stata una grande fan dei fumetti, o come si dice nel nuovo millennio dei grafic novel, ma (di nuovo) se portano la firma congiunta di Robert Bloch e Joe R. Lansdale la mia attenzione si focalizzerà del tutto su quello scarso centinaio di paginette magnificamente bianco/nero con solo una punta di rosso a cadenza regolare, nate dal tratto deciso di Kevin Colder.

Quel poco di volontà di preservare il cadeau sino all’ultima settimana del 2011 è crollata inesorabilmente alla lettura del titolo: Distinti saluti Jack lo Squartatore. Eh no, se si parla di “diversamente vivi” o affini non c’è verso di impedirmi di dedicarmici durante il primo trasbordo da effettuare con mezzi pubblici e così è stato. Che clamoroso successo! Accessoriata di muffole proteggi polpastrello, ho sfidato il gelo pur di sfruttare l’attesa del tram e in poche ore (ecco il bello del racconto illustrato) ho divorato questo mix di novità e tradizione. D’altro canto dall’autore di Psycho e dall’eccentrico e colorato Lansdale non ci si poteva attendere altro…

Una collaborazione che ci ha rinfrescato la memoria sulla storia di Jack lo Squartatore, arricchendola di un nuovo e molto esoterico episodio: il secolo cambia, ma il mistero che avvolge gli omicidi attribuiti al primo killer seriale della storia è ancora vivido soprattutto quando, a cinquanta anni di distanza e in altro continente (questa volta siamo a Chicago), un oscuro figuro riprende il medesimo schema di Jack e prosegue meticolosamente ad arricchire l’irrisolto enigma.

Un trio improvvisato e variegato (una fotografa, uno psichiatra e un investigatore inglese che da tutta la vita si dedica a risolvere il rebus) cercherà di fermare colui che a prima vista si presenta come un mitomane talmente meticoloso da poter venire scambiato con il vero Jack Lo Squartatore, se non fosse che questa tesi ha l’anagrafe che le rema contro. Il mistero si infittirà sino ad assumere tinte oscure e ad ammettere la possibilità di essere in presenza di forze misteriose alle quali non si può che soccombere. Molto è infatti il sangue che scorrerà durante quello che appare come un rituale per ottenere l’eterna giovinezza, ma non temete, siamo ben lontani dal Ritratto di Dorian Gray e dal suo elisir di lunga vita. Anche se il simbolismo, legato alle paure che contraddistinguono il genere umano, è ben presente sulla scena del… crimine ;)

Tranquilli, non svelerò il finale perché il racconto è talmente avvincente e breve che merita un’oretta del vostro tempo ed è perfetto per digerire le succulente e pesanti portate che contraddistinguono il pranzo natalizio. Garantisco che questo fumetto darà non poco filo da torcere al tipico abbiocco post pastum con l’avvertimento però – e mi sto rivolgendo ai debolucci di stomaco – che siamo di fronte ad un racconto decisamente splatter esaltato dalla dominanza di sfumature di grigio.

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