“ed eccoci qui” ho pensato quando, dopo aver stracciato gli zebedei a tutti affinché si producessero in post di tema sdolcinato, vivevo il mio contrappasso sanvalentinesco afferrando “Ricca seduzione”. Un Harmony. Ripeto, un Harmony.

E mi sarei aspettato baci sullo sfondo di tramonti cinematografici, profumo di fiori selvatici, occhi da cerbiatta e ciglia sbattute in ritmica sintonia con il cuore.

E invece Lia, giovane e avvenente protagonista, vedova da due settimane, impiega una trentina di pagine per slinguazzare agevolmente uno sconosciuto, altre 17 circa per accoppiarsi all’aria aperta con lo stesso anonimo miliardario, e una dozzina di facciate dopo viene esplorata oralmente in un ripostiglio… Il tutto condito da una meravigliosa serie di sottili metafore, fra le quali mi piace citare il “nucleo umido di piacere” di lei e la “virilità eretta” di lui.

In una trama quasi commuovente nella sua inconsistenza, si muovono personaggi assoluti: lui (Roarck, nome onomatopeicamente simile ad un rutto fragoroso) assolutamente ricco, sexy, spietato nella sua determinatezza, e lei (la succitata ed eccitata Lia) sfigata in maniera totale e pronta a dimenticare in tre capoversi una storia di affronti e tragedie familiari. Intravedo lo schema: lei non lo vuole – lui la vuole – trombano – lei si innamora – lui no – ritrombano – alla fine si amano e vivono felici e contenti. Presumibilmente trombando.