Se non ci stai proprio attento, rischi di mancarla. E rischi di mancarla anche se sai dov’è, via Brisa. Te la studi sulla mappa alla fermata del metrò (io sono sceso a Cordusio), e poi fa due o tre volte via Mercanti e un pezzo di Corso Magenta, e non la becchi mica.

Poi cominci a camminare lentamente, analizzi con calma ogni incrocio, anche il più piccolo, e te la trovi lì. Ci entri e, come scrive Micol Arianna Beltramini in “101 cose da fare a Milano almeno una volta nella vita”, sei a Roma.

Ci sei per i resti di un antico palazzo imperiale, e ci sei per i gatti, che ti riportano alla memoria i mici del colosseo di rodariana memoria. Fai qualche foto, trovi qualcuno con la tua stessa “guida” in mano (un giorno la recensirò con più puntualità, ma è riduttivo definire le “101 cose da fare a Milano” come una semplice guida), immagini. E leggi un cartello in cui si prega di non liberare cani in quello spazio, e che qualche gattino è già stato sbranato.

E ti allontani, pensando alla vecchia signora che li nutre e all’imbecille che ci fa scorazzare un rottweiler. Imbecille lui, non il rottweiler.