L’idea – non particolarmente originale, ammettiamolo pure – è ben descritta già dall’elaborazione fotografica in copertina: una tipica emissione filatelica americana da un cent, con una preoccupante svastica stampata sopra.

Un genere letterario in cui si tratta di immaginare “cosa sarebbe successe se…”; in questo libro, Roth prova a tracciare una storia alternativa della metà del Novecento americano, in cui il celebre aviatore Charles Lindbergh sconfigge Roosevelt nelle elezioni presidenziali del 1940 e porta gli USA ad una politica non interventista che, con il passar del tempo, si avvicina sempre di più ad una sorta di tacita alleanza con la Germania nazista.

La voce narrante è quella di Philip, un bambino ebreo americano che racconta la storia della sua famiglia e gli avvenimenti che seguiranno l’elezione di Lindbergh, in una spirale di violenze e intimidazioni sempre più stretta.

Talmente stretta, è la mia impressione personale, da far perdere l’autore stesso nelle sue spire: è evidente la voce autobiografica e l’attenzione anche politica di Roth per questo suo universo parallelo, ma mi è apparsa altrettanto evidente la difficoltà nel portarla al pieno compimento; nella parte finale del romanzo viene svelato il “complotto verso l’America”, le pagine perdono forza e pathos, e ci si trascina un po’ stancamente alla fine.

Insomma, così così: l’impressione è quella di un continuo rullare e prepararsi al decollo, con le ali pronte per forare le nuvole ed il carrello artificiosamente poggiato a terra. Un romanzo che non decolla: definizione curiosa per un volume in cui il ruolo del pilota dello Spirit of Saint Louis è così centrale.