Sono casi della vita, cantava (più o meno) uno che faceva innamorare le mie coetanee. Due giorni fa, scorrendo la lista dei 1001 libri da leggere, mi sono soffermato su Margaret Atwood. Poche ore dopo è comparso lo stesso nome mentre spulciavo le quotazioni dei candidati al Nobel.
“Devi leggere la Atwood” mi ha detto una voce che vi prego di immaginare baritonale e autorevole. Mi son lanciato su “Il racconto della ancella” senza sapere esattamente cosa mi stesse aspettando.
Caz..pita, mi aspettava un grande romanzo.
In un futuro post apocalittico, dopo un attacco terroristico che ha annientato l’intera classe politica americana, si impone negli States un movimento che limita progressivamente tutte le libertà. Ben presto il bersaglio principale diventa la popolazione femminile, a cui viene prima di tutto tolto il lavoro e successivamente, in una follia crescente, ogni accenno di indipendenza.
“Il racconto dell’ancella” è la narrazione, in prima persona, di questi eventi e della nuova società che ne è scaturita. La protagonista è infatti una delle donne reclutate a puri scopi riproduttivi che vengono assegnate ai dirigenti (non meglio precisati “Comandanti”): nella narrazione si incrociano i rapporti con le mogli legittime, con le altre destinate alla maternità, con ragazze non selezionate per questo compito che vivono le loro condizioni di semplici domestiche come avvilenti. E’ un intero groviglio di sensazioni e sentimenti, accompagnati dai flashback della vita “normale” della protagonista, che ha avuto la possibilità di esistere in una società più normale e la ricorda con brani che sono a metà tra lo struggente e l’indignante.
Un romanzo dolorosissimo, che ti accompagna in una vera e propria discesa negli inferi della follia umana, tra paure, rassegnazioni, profonde solitudini, pochissimi raggi di speranza. Ed è un romanzo che cattura e fa riflettere, che sembra fantascientifico e forse – riflettendo anche su recenti scenari di crisi internazionale – non lo è troppo, che ha posto interrogativi profondi in me che sono un maschietto e che mi sento, naturale conseguenza, di consigliare ad ogni lettrice.
Gran scoperta, la Atwood.
Alfonso d’Agostino
Le citazioni:
“Si avvicina all’acquaio, fa scorrere le mani sotto il rubinetto, se le asciuga con lo strofinaccio. Lo strofinaccio è bianco a strisce blu. Gli strofinacci sono gli stessi di sempre. Talvolta questi barlumi di normalità mi giungono di sorpresa, come imboscate.
Le cose comuni, abituali, mi colpiscono come un richiamo violento, quasi un calcio.
Guardo lo strofinaccio, avulso dal contesto, e trattengo il fiato.Per taluni, in qualche modo, le cose non sono poi tanto mutate.”
“Mi dico che non è importante, un nome è come un numero di telefono,
utile solo per altri; ma mi sbaglio, è importante. Tengo la coscienza di questo nome come qualcosa di nascosto, un tesoro che tornerò a scavare un giorno.
È un nome sepolto, circondato di mistero come un amuleto, un amuleto sopravvissuto a un passato incredibilmente distante.
La notte sto sdraiata sul letto, con gli occhi chiusi, e il mio nome è lì, sospeso dietro gli occhi, non del tutto a portata di mano, che brilla nel buio.”
SCHEDA LIBRO
Autore: Margaret Atwood
Titolo: Il racconto dell’ancella
Editore: Ponte delle Grazie
Collana: Romanzi
Pagine: 329
ISBN: 9788879286992
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.