(ATTENZIONE: il post contiene un neologismo probabilmente orripilante, che non deve necessariamente incontrare il favore di tutti. Se a qualcuno piace può utilizzarlo avendo cura di rivolgermi un pensiero di qualunque genere, ma non offensivo).
Capita nella lettura di un libro, nella visione di un film, persino nel corso di una conversazione: una situazione apparentemente “normale” si infittisce con un minimo di mistero, si opacizza, crea una sensazione di suspense. In una parola – un termine che utilizzo da qualche anno solo in assenza di accademici – “si inthrillera”.
Lo so, mea culpa, è orribile. Però rende l’idea.
“Il cardellino” è un romanzo che, pur mantenendo il lettore aggrappato alle vicende narrate fin dalle prime pagine, ad un certo punto “si inthrillera”. Donna Tartt disegna la parabola di un uomo, che incontriamo in una stanza d’albergo di Amsterdam (bene tenerlo presente, nel corso della lettura) e che racconta una storia nata dalla morte di una madre (donna strana e quindi bellissima) in un museo e proseguita fra affidamenti dell’adolescente ad una famiglia benestante, il ritorno di padre borderline, amicizie costruttive e distruttive, un unico grande amore.
Una storia, certamente complessa, che ruota intorno ad un piccolo quadro di pregevole fattura, che ritrae l’uccellino che regala il nome al romanzo. Un quadro che è insieme ricordo del legame materno, collante di una vita sempre sul punto di perdersi, oggetto di una caccia artistica internazionale. E’ qui, più o meno a tre/quarti del (poderoso) volume, che il libro “si inthrillera”. E va detto, con un filo di malinconia, che ho avvertito la mancanza di quella profonda empatia che stavo vivendo per il protagonista, accompagnato – come detto – dal momento di massima difficoltà adolescenziale fino all’età adulta.
Ho avuto l’impressione di avere tra le mani un grande (forse grandissimo) romanzo fino a duecento pagine dalla fine, e di aver perso qualcosa in quel convulso finale: le domande che la storia di Theo suscitavano dentro di me erano davvero interessanti (il segno di ferite mai del tutto cicatrizzate, il rapporto fra dovere e desiderio, l’arte come forma di vita e la vita come forma d’arte, e via di pensiero in pensiero) e di averle dovute abbandonare, come se la trama all’improvviso spegnesse tutte le luci del teatro e si ponesse come unico elemento sotto il luminoso occhio di bue.
Mi imbarazzo auto-domandandomi: “Lo consiglieresti?”. Probabilmente sì, per gli spunti di riflessione che ti regala. E forse no, per un pizzico di delusione finale.
Alfonso d’Agostino
Scheda libro
Titolo: Il cardellino
Autore: Donna Tartt
Editore: Rizzoli
Collana: Scala stranieri
Pagine: 892
ISBN: 9788817072380
Prezzo:
edizione cartacea: euro 17 su Amazon.it (-15%)
ebook Kindle: euro 4,99 (clicca qui per scaricare)
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
[…] Il cardellino […]