Questa volta ci devo riuscire.
E’ una vita e mezzo che voglio recensire il primo Nick Hornby: “Febbre a 90” è il tipico volume che mi capita di rileggere di tanto in tanto, che sia per pochi minuti o per un pomeriggio ristoratore su una panchina del parco. Eppure, per un motivo che cercherò confusamente di spiegare fra poco, il momento per sedersi davanti ad una tastiera e scrivere di “Febbre a 90” è sempre stato rimandato. Oggi no, questa volta ci devo riuscire.
Il punto è che “Febbre a 90” è pieno, strapieno, gonfio di cose. Ad una lettura superficiale o, ancor peggio, per chi abbia semplicemente visto il film (piccolo cult) o ne abbia sentito semplicemente parlare, beh, quello di Hornby potrebbe apparire “un libro sul calcio”. In realtà, ed è una realtà del tutto evidente se ci si lascia catturare dal suo testo, “Febbre a 90” è un libro sulla Vita, che incidentalmente tratta di calcio ma che non si può certo limitare allo scaffale della manualistica sportiva.
Ve ne fornisco le prove, ed inizierò proprio con la prima pagina. Sarò clamorosamente partigiano, ma quello che segue mi sembra uno dei migliori incipit della moderna letteratura inglese:
“Mi innamorai del calcio come mi sarei poi innamorato delle donne: improvvisamente, inesplicabilmente, acriticamente, senza pensare al dolore o allo sconvolgimento che avrebbe portato con sé.”
Sono 27 parole, e già dicono tantissimo: Hornby coinvolge l’amore, il destino, le delusioni umane, l’imprevedibilità della vita. Sono temi altissimi, su ognuno di essi si potrebbero scrivere (in realtà, si sono abbondantemente scritti) interi trattati. Lo fa citando il calcio e chiarendo fin dall’inizio che sarà il filo conduttore di una riflessione, ovviamente autobiografica, che va ben oltre.
Altro esempio, leggete un po’ qua:
“Una volta credevo, anche se adesso non lo credo più, che crescere e diventare adulti fossero due cose analoghe, due processi inevitabili e incontrollabili entrambi. Adesso penso che diventare adulti sia una cosa dominata dalla volontà, che si possa scegliere di diventare adulti, ma solo in determinati momenti. Questi momenti capitano piuttosto di rado – durante i periodi di crisi nelle relazioni, per esempio, o quando si ha la possibilità di ricominciare tutto da capo da qualche altra parte – e si può ignorarli o prenderli al volo.”
“Con lo sport non puoi sognare come puoi fare se scrivi, se reciti, se dipingi o se fai carriera come dirigente: l’ho capito a undici anni che non avrei mai giocato per l’Arsenal. Undici anni sono davvero pochi per scoprire una così amara verità.”
Si capisce quello che intendo sottolineare? Poi, oh, certo: se sei un appassionato di calcio, se il tuo umore è in misura più o meno rilevante influenzato dal risultato della tua squadra del cuore, se hai affrontato 400 km di treno per assistere ad una inutile amichevole estiva “giusto per vedere come sono i nuovi acquisti”, beh, il libro di Hornby ti dirà qualcosa in più. Riconoscerai nella sua passione per Gunners il tuo incondizionato sostegno ai colori rossoalabardati (per fare un esempio a caso…), ti accorgerai di aver sperato nel forfait all’ultimo minuto del temuto centravanti avversario (“avevo pregato che Gascoigne non giocasse, il che sottolinea la diversità del calcio: chi comprerebbe un biglietto da un sacco di soldi per il teatro sperando che la prima attrice sia indisposta?”), eccetera.
Di più: se ami il calcio e adori leggere, ti scoprirai ad annuire energicamente a questa frase:
“Liam Brady (…) era intelligente. Quest’intelligenza si manifestava principalmente nei suoi passaggi, che erano incisivi e fantasiosi e sempre sorprendenti. Ma si manifestava anche fuori dal campo: aveva facilità di parola, era spiritoso e impegnato […] man mano che avanzavo negli studi, e sempre più persone sembravano mettere il calcio da una parte e la vita intellettuale dall’altra, Brady sembrò un ponte di collegamento tra questi due mondi.”
Ancora una volta, il calcio è utilizzato per aprire un altro fronte di riflessione. E per me, se un autore riesce a sollevare quesiti e stimolare pensieri con un libro che narra essenzialmente della sua fede calcistica, beh, non può che essere grande. A prescindere dai romanzi successivi, in larga parte altrettanto convincenti e coinvolgenti.
Alfonso d’Agostino
Scheda libro
Titolo: Febbre a 90
Autore: Nick Hornby
Editore: Guanda
Collana: Le Fenici tascabili
Pagine: 256
ISBN: 9788882463472
Prezzo: euro 8,50 su Amazon.it (-15%)
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.