So che non mi crederete ma c’è stato un tempo in cui, avvicinandosi alla sezione gialla della vostra libreria preferita, non sareste stati aggrediti da una mezza dozzina di autori nordici. Dalla comparsa di Stieg Larsson in poi la storia è cambiata: il successo planetario della trilogia Millennium ha influenzato le abitudini di lettura degli amanti del genere e, evidentemente, anche le scelte editoriali che non hanno smesso di insistere sulla provenienza di autori scandinavi quasi fosse marchio certo di qualità.
Un appassionato del genere interrogato nei primi anni del 2000 sulla opportunità di intraprendere la lettura di un autore svedese non avrebbe avuto dubbi: sarebbe spuntato immediatamente il nome di Henning Mankell, padre della serie dedicata al commissario Wallander che conta oggi una dozzina di titoli. Fra questi, “Assassino senza volto” rappresenta il primo volume dato alle stampe, e racchiude una sorta di anticipo delle tematiche care al nativo di Stoccolam che saranno riprese e sviluppate in altri episodi della stessa serie. A partire da due elementi comuni che è inevitabile affrontare per calarci nel mondo letterario di Mankell: il commissario protagonista e l’ambientazione dei romanzi.
Partiamo da quest’ultima: le vicende sono ambientate nella Scania, una delle regioni storiche della Svezia e, soprattutto, una sorta di terra di confine: se immaginate per un momento lo sviluppo verticale della Svezia, ecco, la Scania è l’estrema punta meridionale. E’ una regione che è per Mankell quello che il Texas è per Lansdale: una terra di confine, inevitabilmente esposta ai contatti con lo straniero, in qualche misura distante dai centri del potere e con una sorta di senso di abbandono diffuso fra i suoi abitanti. In questo complicato contesto sociale, venato da impulsi xenofobi che colgono anche le stesse forze dell’ordine, si muove il commissario Wallander, tipica – ma non stereotipata – figura del detective calato in una una storia personale complessa: nel primo episodio della serie, lo incontriamo solo, scaricato dalla moglie e dalla figlia, con un evidente problema con l’alcool ed un rapporto pesantemente conflittuale con l’anziano padre. Un uomo alla deriva, un appassionato cultore dell’opera lirica che si ritrova ad indagare su un omicidio che ha contorni ben più tragici della musica che lo accompagna: in una isolata abitazione scandinava è stato commesso un omicidio brutale, caratterizzato da una rabbia e una violenza che persino il più scafato dei poliziotti fatica a sopportare.
Le prime pagine, che descrivono il ritrovamento delle salme da parte di un vicino, sono convincenti per atmosfera e coinvolgimento. Permane (anche alla mia seconda lettura) un certo dubbio sul ritmo e sul susseguirsi delle vicende investigative: è certamente vero che si tratta di una rappresentazione più fedele della realtà rispetto al classico schema omicidio/indagini-con-colpi-di-scena-a-pioggia/soluzione tipica di altri filoni della stessa letteratura, ma il rischio di un assopimento narrativo è dietro l’angolo. E’ chiaro che l’accento vuole essere posizionato sugli aspetti sociali della democrazia svedese e sul difficile rapporto fra accoglienza e integrazione, ma la percezione del lettore rischia, per quanto concerne la trama, di virare decisamente verso un giudizio di piattezza.
Può sembrare strano, ma un giudizio non lusinghiero di questo romanzo è – implicitamente – addotto anche dallo stesso autore: “La leonessa bianca” e “La quinta donna” sono libri della stessa serie con una profondità certamente superiore, una caratterizzazione dei personaggi più approfondita, una trama che “sfida” il lettore e non si limita a farsi accompagnare nello sviluppo delle indagini.
Se non avvertite la necessità (che non c’è, in questo caso) di dare inizio alle letture di una serie dal primo episodio, il consiglio è di saltellare allegramente sopra “Assassino senza volto” e dedicare qualche ora ad uno degli altri due titoli indicati: vi troverete con ogni probabilità a fare spazio sui vostri scaffali per ospitare il commissario più complicato della Scandinavia tutta.
Alfonso d’Agostino
La citazione
“Il concetto di giustizia non significa solo che le persone che commettono reati vengano condannate. Significa anche non arrendersi mai.”
Titolo: Assassino senza volto
Autore: Henning Mankell
Editore: Marsilio
Collana: Farfalle
Data di pubblicazione: 2001 (1a edizione italiana)
ISBN: 9788831786775
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.
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