Ah no, io questa volta non ci casco. La tentazione sarebbe quella di correre a comprare qualsiasi cosa sia stata scritta da Patrick Fogli, ma io questa volta – lo ripeto – non ci casco. Perché so già che li divorerei uno dietro l’altro come ho fatto con “Dovrei essere fumo”, e poi subentrerebbe la più classica delle crisi di astinenza,e finirei per tartassare il suo sito ed il web tutto di domande sull’uscita del prossimo romanzo, fino ad essere bandito da ogni comunità virtuale di lettori. Non me lo posso permettere.
E prima di addentrarci in un accenno della trama, fatemi esprimere un concetto breve ma incisivo: Fogli é un grande Scrittore, nel senso più proprio del termine. Più volte nel corso della lettura mi sono soffermato su frasi e periodi assolutamente perfetti, in cui persino la scelta dei singoli vocaboli rispondeva ad una logica coerente: non so se sia un dono del tutto naturale o se si tratti di un paziente ed infinito lavoro di cesellatura, ma il risultato è quasi strabiliante. Se siete alla ricerca di un thriller tutto azione e sparatorie, con eroi improbabilmente sopravvissuti ad una raffica di Ak47 o automobili in volo sopra un ponte, statene pure lontani (e mi spiace un sacco per voi). Se amate le Parole, la musicalità di una frase inserita all’interno di una overture romanzesca, non potete perdervelo.
Si avverte poi la capacità di Fogli di intrecciare le storie di esseri umani e renderle Storia, con una sovrapposizione fra le vicende odierne e quelle dei tragici anni dell’Olocausto che risulta emozionante e terrorizzante insieme. Già il titolo, quel “Dovrei essere fumo” che richiama i camini dei campi di sterminio, é un montante destro ben indirizzato al mento del lettore. Beh, preparate la lettura con silenzio e anima predisposta al ricordo, perché avrete davanti a voi alcune delle pagine meglio scritte (e quindi più ricolme di Orrore) che vi capiterà di affrontare, e avrete la sensazione di una lettura necessaria.
Ecco, “Dovrei essere fumo” é un libro necessario. Bellissimo e necessario. E io resisterò alla tentazione, e farò passare qualche settimana prima di accompagnarmi nuovamente a Patrick Fogli.
Alfonso d’Agostino
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.