Da adolescente, ho passato intere nottate sui romanzi di Asimov, Scheckley, Bradbury, Van Vogt: mi appassionava la fantascienza, la descrizione di mondi lontani nel tempo o nello spazio, le invenzioni di una tecnologia avveniristica (largamente superata dalla realtà negli anni successivi). Poi ho abbandonato il genere per qualche anno, va a sapere perché: mi ci sono rituffato qualche giorno fa grazie al consiglio di un’amico e grazie alla presenza di un titolo all’interno della (famigerata) lista dei 1001 libri da leggere: si tratta de “I figli dell’invasione”, l’autore è John Wyndham.
E siccome ho accennato ad una fantasia che viene superata dalla realtà, leggiamone subito qualche riga:
La nostra vita privata sarebbe stata devastata nella più gelosa intimità e le nostre suscettibilità offese dalle tre Furie moderne: la terribile sorellanza della parola stampata, della parola registrata e dell’immagine
Non vorrei però proseguire in un banale parallelismo tra quello che l’autore immaginava e quello che è acceduto; sarebbe limitato ed ingiusto, perchè in questo romanzo – che trovate in Urania ed in formato Kindle su Amazon, a fine post il link diretto – c’è qualcosa di più.
La trama: la voce narrante, Richard Gayford, è un abitante del piccolo paesino di Midwich, in Gran Bretagna, che cerca di fare rientro a casa con la moglie dopo una breve vacanza a Londra. Vengono fermati sul confine della città dall’esercito perché è accaduto qualcosa di molto strano: tutti gli abitanti di Midwitch si sono addormentati, ed ogni tentativo di far entrare un qualunque essere vivente in città ne causa un sonno immediato. Superata l’emergenza, che pare essere stata causata dall’atterraggio in città di uno strano velivolo, una nuova particolarità si abbatte sulla cittadina: tutte le donne risultano contemporaneamente in stato di dolce attesa. Nasceranno 31 maschi e 30 femmine, e non appariranno, fin da subito, come normali bambini.
Negli anni si svilupperà una sorta di contrapposizione fra i nascituri e gli abitanti del luogo, un braccio di ferro che si svilupperà con esiti imprevedibili fino all’ottimo – e sorprendente – finale.
Una storia solidissima, che diede il via ad un filone di romanzi basati sulla “razza umana incubatrice”, una bella delineazione dei personaggi e un sapore un po’ retrò rendono “I figli dell’invasione” una storia di sicuro interesse e una piacevolissima lettura, da intraprendere con l’attenzione dell’uomo del 2014 a tematiche evidentemente meno mature in pieni anni 50. Consigliato!
P.S.: due le trasposizioni cinematografiche di rilievo: “Il villaggio dei dannati” (Wolf Rilla, 1960) ed il remake di John Carpenter del 1995.
Alfonso d’Agostino
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.