Nota iniziale e in corsivo che non ha minimamente a che fare con Coupland: i libri della collana Special Book di ISBN edizioni hanno una delle linee grafiche più belle dell’intero panorama italiano. Punto.

E’ fuori discussione che l’immaginazione e la capacità narrativa di Douglas Coupland siano di primissimo livello. Questa mattina, però, mentre mi rigiravo sotto le lenzuola e provavo a consolidare le mie impressioni su “Generazione A” mi son reso conto di una cosa: negli ultimi tre mesi avevo letto “Generazione X”, “Le ultime 5 ore” e – appunto – “Generazione A”. Ebbene, dei primi due non ho mai scritto una riga, ed anche su questo sono un po’ in difficoltà.

Finirò quindi per appoggiarmi alla fantasia e lascerò che siano le immagini a parlare da sole. Già, perché al termine della lettura la fotografia che mi si è scattata nella mente è stata quella di un Coupland “maestro dell’effetto domino”.

Avete presente quei simpatici personaggi che passano intere giornate a costruire un percorso fatto con le tesserine del domino, accostandole una ad una con precisione millimetrica? Un pezzo un po’ troppo distante od uno troppo ravvicinato in curva avrebbero un effetto disastroso. Ecco: i primi due terzi di “Generazione A” sono una narrazione preziosa e piuttosto coinvolgente, che raccontano di un mondo che ha visto scomparire da decenni le api, in cui le mele sono un frutto raro e costosissimo ed in cui – più in generale – l’impatto nefasto dell’uomo sulla natura pare piuttosto evidente. In questo contesto, in luoghi diversi del pianeta, i cinque protagonisti vengono punti proprio da un’ape. Ed è a questo punto, dopo aver interessato e anche divertito con le peripezie – narrate in prima persona – dei cinque sfortunati e con una scienza che cerca in tutti i modi di capire che cosa li accomuni, che Coupland inciampa e fa partire involontariamente la carambola. Un piede in fallo e le tessere del domino, ormai incontrollabili, cominciano a cadere una dopo l’altra: i cinque vengono riuniti su un’isola quasi incontaminata, iniziano a raccontarsi delle storie attorno al fuoco, quello che appariva un romanzo promettente si disfa in una successione di mini racconti – alcuni dei quali accettabili, per carità – e precipita verso un finale che lascia perplessi.

Abbandono quindi Coupland mentre cerca di arrestare il crollo delle tessere così pazientemente posizionate e mi dirigo verso lidi più sicuri: Aimee, la tua torta al limone mi sta aspettando.