Che cosa fai se ti sei inventato un giovane oste investigatore supportato da un gruppo di splendidi pensionati da Bar Sport, ed oltretutto i tre romanzi che ci hai cucito addosso sono stati un successo di critica e di passaparola?

Se sei banalotto, ci scrivi sopra una nuova avventura e aspetti che piovano le prime critiche (“certo che erano molto meglio i primi!”). Se sei furbo, talentuoso e di gran coraggio, mantieni l’ambientazione toscana, retrodati il tutto di un secolo e mezzo e ci ricami sopra una coppia improbabile e di grande effetto: un poliziotto della nuova Italia ed un cuoco-critico gastronomico-divulgatore culinario di infinito pregio.

Marco Malvaldi è giovane, ha il dono di una scrittura limpida tenacemente coltivata in buone letture, e si diverte immensamente, ne sono più che convinto. Il risultato è un romanzo convincente, in cui l’autore esplora i confini del giallo più classico senza per questo scadere in facili manierismi, e consegnandoci un indimenticabile ritratto di Pellegrino Artusi, autore di “La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene”, opera in stampa da più di cento anni e altrettante edizioni, cui molto devono i bestsellers culinari di questi giorni. Con più di una strizzata d’occhio alle miserie dell’Italia attuale, ed una serie di personaggi di contorno perfettamente disegnati, Malvaldi ci guida in una narrazione intrigante, che incolla alle pagine come ci si aspetta da un buon giallo, e che riesce – allo stesso momento – a diventare sommamente gustoso
: un quadro ben dipinto con uno sfondo di “quasi decadenza” nobilizia, in un mondo che si sta trasformando forse troppo velocemente ed in direzioni difficili da controllare.

Insomma, un’altra promozione a pieni voti per Malvaldi. E ci sarà un motivo se non faccio altro che consigliarlo a chiunque sia alla ricerca di un godibilissimo divertimento letterario, o no? ; - )