Corro il rischio di sembrare decisamente retorico, e lo dico: visti i tempi, ci voleva proprio una raccolta di monologhi di Stefano Benni tutti al femminile!

E’ chiaro che vorrei poter commentare – e avere tra le mani – un nuovo romanzo di Benni, un autore che, se si esclude una battuta a vuoto con una raccolta di racconti non convincenti, ho sempre adorato. Mi accontento ed è un gran bell’accontentarsi:  si va da brani decisamente divertenti (la Suora assatanata e la Beatrice che regala il titolo al libro vanno riletti a più riprese!) ad altri più malinconici e commuoventi (da brividi Vecchiaccia). Il tutto inframmezzato da poesie e da canzoni, fra le quali spicca decisamente una composizione scritta per Fabrizio De Andrè che non riuscì – è il caso di urlare purtroppo – ad inciderla.

Insomma, 90 pagine godibilissime, ricche di quell’ironia e quel senso dell’umorismo che ricerchiamo in Benni e prive (per definizione) della tipica capacità dello scrittore bolognese di tessere decine di fili colorati tutti contemporaneamente in una sola trama, e di sferruzzare – al termine della stessa –  una splendida e coerente fase finale. Lo aspettiamo!