Cosa può succedere quando un critico letterario, deputato per mestiere alla recensione di altrui opere e – se necessario in sua piena libertà intellettuale – anche a qualche stroncatura, decide di pubblicare il suo primo romanzo?

Succede, come prima cosa, che chi vi scrive apprezzi il coraggio: non appena ho occhieggiato “Come vendere un milione di copie e vivere felici” in libreria, ho immediatamente immaginato una selva di autori con il fucile caricato a strali verbali puntato su D’Orrico, e la pressione sul grilletto farsi sempre più insistente.

La sensazione immediatamente successiva è stata di totale curiosità, ed il volume è finito agevolmente nello zaino (dopo essere passato alla cassa, che diavolo! La Banda Bassotti in copertina non è stata di ispirazione, e ci mancherebbe : - ) )

Ed oggi, completata la lettura, posso affermare che la curiosità è stata foriera di una buona lettura, quasi insospettabile: divertente il ritratto del mondo (dorato?) dell’editoria, azzeccati sia i personaggi che le storie che vivono e raccontano, in una serie di rimandi e scatole cinesi che si intersecano mirabilmente, efficaci ritmo e trama. Nulla per cui urlare al capolavoro, per carità, ma pagine in grado di regalare qualche pensiero e qualche momento di svago intelligente.

E adesso la curiosità diventa un’altra: si tratterà del “libro della vita”, tipico romanzo ben riuscito e cesellato per anni prima di farlo uscire dal tradizionale cassetto, o D’Orrico cederà alla tentazione di una nuova pubblicazione?