Ogni nuovo libro di Eco che affronto ha un problema: il confronto. Perchè ad anni ed anni di distanza non posso fare a meno di riprendere in mano almeno una volta ogni sei mesi “Il Pendolo di Foucault”, rileggermelo con gran gusto, e – da qualche giorno – essere grato a Bompiani per averlo ristampato in edizione similbrossurata a 12 eurozzi, consentendomi di riporre in una teca la prima consumatissima copia.

Questa volta, lo dico con una certa soddisfazione, le speranze di una lettura ugualmente intrigante non sono andate del tutto disattese.

Che la struttura narrativa e la collocazione storica siano perfette non può sorprendere: Eco ci ha ormai abituato a questi intrecci di finzione e realtà, che finiscono inevitabilmente per stimolare nuove ricerche, in una sete difficile da estinguere di comprensione. Ne “Il cimitero di Praga” il giochino funziona splendidamente, un po’ per la scrittura da romanzo popolare venato di Ottocento, un po’ per le illustrazioni che accompagnano perfettamente la trama, e che apprendiamo essere tratte dalla collezione privata dell’autore.

In gradita aggiunta, “Il cimitero di Praga” si sviluppa intorno ad un irresistibile protagonista: Simone Simonini è un doppiogiochista senza scrupoli, un falsario fantasioso, un traditore di idee e amicizie, eppure non si può evitare di rimanerne affascinati in modo disorientante. Al punto da aver suscitato qualche polemica, perchè far diventare quasi simpatico un evidente antisemita è stata operazione che ha fatto alzare più di un sopracciglio. Dimenticando, forse, che la struttura stessa del romanzo è un inno contro tutte le mistificazioni e contro quelle falsificazioni che – di pubblicazione in pubblicazione – hanno finito per instaurare il mostruoso clima di odio di cui oggi conosciamo i tragici effetti.

Insomma, direi nonostante Simonini, a me questa cavalcata storica è piaciuta, con la sua serie di domande destinante probabilmente a rimanere senza risposta: quanto siamo influenzati da ciò che diamo per storicamente assodata? E quanta curiosità intellettuale dobbiamo mettere in campo per superarle?

La citazione:
“Non vi è nulla di più inedito di ciò che è già stato pubblicato”