Gentilissima Melissa P.
stante la nostra giovane età (occacchio, mi rendo conto che mi capita sempre più di frequente di scrivere lettere aperte a chi ha meno anni di me, il che non è un bene) mi perdonerai se mi permetterò un tu colloquiale.

Ti devo una confessione: fino a un paio di annetti fa, non me ne fregava proprio niente di te. Intendiamoci, non che oggi la mia vita sia influenzata in modo pervasivo dalla tua figura, ma avevo sorvolato sui “Cento colpi di spazzola eccetera” piuttosto serenamente, convinto che fosse figlio di una semplice equazione:  sesso + ragazza giovane e decisamente carina = copie vendute e interviste su Canale 5.

Probabilmente lo troverai un atteggiamento spocchioso: giudicare un libro senza averlo letto? Hai ragione, in parte, ma abbiamo pochi giorni su questo globo, se li conti per bene, e così tante belle cose da leggere…

Poi è successo che ti ho incrociato in televisione: ad Annozero, se ricordo bene, in una puntata in cui si chiacchierava di Premier, amicizie femminili, pudore. Mi eri piaciuta, appassionata e lucida nonostante i 25 anni scarsi, tutta tesa nel cercare di far passare che poi, forse, il vero scandalo non era quello raccontato nelle tue pagine, no. Il tutto espresso in un bell’italiano, il che mi ha fatto pensare che, forse, una chance dovevo pure concederla.

E guarda caso sotto Natale mi è arrivato “Tre”, dono di una persona che – probabilmente – voleva solo essere certa di regalare un romanzo che non albergasse già fra i miei scaffali. C’è riuscita, e ho iniziato a leggere la tua ultima fatica con qualche speranza.

Melissa, io ti devo chiedere un favore. Dopo quel passaggio da Santoro, mi son fatto un giro fra il tuo sito web, qualche intervista su Youtube, e un po’ di interventi e articoli che hai scritto e che ho raccolto di qua e di là. Risultato? Ho cominciato a dire ad un paio di amici che – secondo me – dietro l’apparenza la testa c’è, e che hai qualcosa da dire.

Bene, allora te lo chiedo direttamente: lascia perdere ‘sta roba, per una volta. Prova a raccontarci qualcosa in cui i protagonisti assoluti non siano capezzoli inturgiditi e lingue pulsanti, ed in cui la trama non finisca per essere esile come un filino d’erba rubato al vento. Scrivici, ti prego, una storia che non mi faccia arrivare all’ultima riga chiedendomi che cavolo ho letto, e perchè mai dovrebbe lasciarmi qualcosa.

Potrà sembrare sorprendente, ma ho una enorme fiducia in te.