Mmmmmmmm.
Non è mai una buona cosa quando una recensione inizia con “mmmmmmm”. Vediamo di provare a sintetizzare elementi positivi ed altri che mi hanno lasciato perplesso nella lettura del fenomeno editoriale estivo italiano.
Trama: francamente banalotta. La portata principale propone essenzialmente sulla storia dell’amicizia fra due ragazze tredicenni e l’insicurezza adolescenziale nell’affrontare il mondo, i sentimenti, il sesso. Come contorno, ci vengono serviti una serie di luoghi comuni piuttosto triti: violenza domestica, crisi economica, i giovani che tirano di cocaina prima della disco o del lavoro, un night che sembra la caricatura dei peggiori bar di Caracas. Sostanzialmente, non se ne sentiva la mancanza.
Personaggi: il focus principale è su Anna e Francesca, amiche per la pelle con accenni lesbo in almeno una delle due. Fin dalle prime pagine, la narrazione è quasi voyeuristica nella descrizione di corpi adolescenti in crescita, perfettamente scolpiti, e raggiunge il suo culmine in una scena di balletto-spogliarello all’interno di un bagno, con finestra agevolmente spalancata agli occhi dei vicini di casa. Attorno a loro, maschietti arrapati come scimmie bonobo, padri maneschi e/o sulla via della delinquenza, le amiche inguardabili ed ovviamente rose dall’invidia.
Ambientazione: non ho potuto fare a meno di seguire le polemiche scatenate dagli abitanti di Piombino dopo il successo del romanzo, ambientato in un ipotetico quartiere degradato della cittadina toscana. Ondate di indignazione per proclamare al mondo che la via Stalingrado descritta nel libro – con pattume sulle scale, siringhe abbandonate, tetri casermoni teatri di violenza – non esiste, e che la vera Piombino è differente. E qui mi tocca supportare la Avallone: ehi, ragazzi, è un romanzo, e in quanto tale l’autore-demiurgo può descrivere quello che è risulta più adatto alla narrazione. Bando agli isterismi.
Provo a chiudere con una venatura di speranza: è chiaro che questo libro è stato spinto decisamente da logiche editoriali e commerciali. Non se ne spiegherebbe gran parte del successo, in caso contrario: proviamo per un attimo a immaginare lo stesso testo pubblicato da una piccola casa editrice e scritto da una anonima sessantaduenne pesarese… Ma la Avallone è giovane, sa scrivere e ha un certo gusto per la parola (bagaglio, immagino, delle sue precedenti esperienze editoriali, indirizzate alla poesia). Dovesse provare a superare la sindrome del successo a tutti i costi e delle ambientazioni facili simil-mocciane, sono convinto che possa essere una buona scoperta per il futuro.
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.