“La ragazza di Vajont” e’ un libro di amore e di orrore.
La storia di uno scrittore, uno storico dell’Olocausto, che vede tramutarsi i suoi libri – memento storici di cosa fosse successo, ineccepibilmente tecnici nella loro metodologia – in manuali per farlo accadadere ancora, per dare nuovamente modo al Male di aggregarsi al terrificante sfacelo dell’umanita’.
E’ la storia della sua prigione, e della terribile realá’ di essere rimasto vivo, consegnato a giorni di rimorso senza fine, curato (curato?) da equipe di psichiatri desiderosi di cancellare ricordi e luce, ed ammantare di scuro il presente.
L’amore e’ per una ragazza, conosciuta per caso, amata poco a poco, di un amore impossibile per chi si sente (e’?) responsabile dello sfacelo che li circonda. Pagine di respiro purissimo che interrompono e completano l’oscuro dedalo dei racconti di pulizia etnica.
Un libro che schiaffeggia, spaventa da morire, disturba. Per me, che ho letto e riletto “L’elenco telefonico di Atlantide” e “Lo Stato dell’Unione”, un graditissimo ritorno dell’Avoledo piu’ coinvolgente.
Dici Alfonso e pensi alla sua amata Triestina, alla sua biblioteca (rigorosamente ordinata per case editrici) che cresce a vista d’occhio, alla Moleskine rossa sempre in mano e alla adorata Nikon con la quale cattura scorci di quotidianità, possibilmente tenendo il corpo macchina in bizzarre posizioni, che vengono premiati ma non pensiate di venirlo a sapere. Se non vi risponde al telefono probabilmente ha avuto uno dei tanti imprevisti che riuscirà a tramutare in un esilarante racconto di “Viva la sfiga!”. Perché lui ha ironia da vendere ed un vocabolario che va controcorrente in questo mondo dominato dagli sms e dagli acronimi indecifrabili. Decisamente il più polivalente di tutti noi dato che è… il nostro (e non solo) Blogger senior che con il suo alfonso76.com ha fatto entrare la blog-o-sfera nella nostra quotidianità.