LA SIGNORA HARRIS VA A PARIGI: recensione del film

La Signora Harris va a Parigi, il film sui buoni sentimenti disponibile in streaming su Netflix dal 19 maggio 2024.

La locandina italiana del film La Signora Harris va a Parigi ora in streaming!

SCHEDA DEL FILM

REGIA: Anthony Fabian
CAST: Lesley Manville, Isabelle Huppert, Lambert Wilson, Alba Baptista, Lucas Bravo, Ellen Thomas, Rose Williams, Jason Isaacs
DURATA:115 minuti
DATA DI USCITA: (cinema) 17 novembre 2022 / (streaming) 19 maggio 2024
DISTRIBUZIONE (cinema): Universal Pictures / (streaming) Netflix


RECENSIONE

Ci sono periodi in cui la frenesia del vivere (o forse sarebbe meglio dire del sopravvivere) ci impedisce di cogliere la bellezza che abbiamo attorno. E non perché sia nascosta, ma perché semplicemente nella nostra mente risuona un ritornello orecchiabile quanto un martello pneumatico che recita più o meno così:

Non ho tempo… non ho tempo… non ho tempo…

Fossilizzati nella nostra routine di cose da fare ci ingrigiamo sempre più, incapaci di lasciarci andare a quei fuori programma che illuminerebbero la nostra esistenza.

Se dovessimo cercare un’emozione in stile Inside Out per definire questo stato, la chiameremmo Abitudine.

L’Abitudine ha sicuramente il pregio di darci la sicurezza della coperta di Linus, tuttavia è dai fuori programma che scaturiscono le occasioni che colorano la vita.

Ultimamente sono entrata proprio nel loop dell’Abitudine (lavoro, sport, pulizie,…) e avevo un po’ dimenticato cosa volesse dire ritagliare il tempo per qualcos’altro, tanto le mie giornate erano incasellate in un ritmo incalzante sempre uguale.

Poi un giorno mi sono detta che era il momento di uscire da quel tram tram, di riempirmi con qualcosa che mi desse da pensare, da sognare, da sperare.

Ho rallentato ed è stato il regalo più bello che potessi farmi.

Ho finalmente riavuto il tempo di leggere libri e guardare film e serie tv.

Adesso ne ho un po’ di cui parlare e sono sicura che ne leggero e guarderò altri.

Per questo articolo ho scelto di parlare di un film incantevole disponibile in streaming su Netflix dal 19 maggio 2024.

La signora Harris va a Parigi, diretto da Anthony Fabian e tratto dall’omonimo romanzo di Paul Gallico.

La trama assomiglia a quella di una fiaba, in cui la protagonista un’attempata donna delle pulizie inglese, la signora Ada Harris (Lesley Manville) appunto, coltiva un sogno. Quello di comprarsi un vestito dello stilista francese Christian Dior ed indossarlo al Ballo della Legione.

La signora Harris è vedova e per niente benestante. Lavora tantissimo in molte case di persone altolocate per mantenersi. Tuttavia, non è una persona insoddisfatta della vita, anche grazie alla presenza dell’amica Violet (Ellen Thomas) che la trascina spesso a divertirsi e che non le permette di abbattersi.

Determinata ad acquistare il vestito griffato, la signora Harris inizia a mettere da parte i soldi che guadagna col suo lavoro e grazie a qualche colpo di fortuna riesce a raggranellare la cifra necessaria sia per recarsi a Parigi sia per acquistare il tanto agognato abito.

Una volta arrivata nella capitale dell’amore, però, Ada dovrà vedersela con i pregiudizi nei suoi confronti (Come osa una domestica desiderare un abito firmato da uno dei più grandi stilisti di tutti i tempi?), ma grazie alla sua caparbietà e al suo buon cuore molte persone sconosciute accorreranno in suo soccorso e alla fine Ada otterrà molto di più di un semplice abito firmato.

Ho trovato La signora Harris va a Parigi un film un po’ datato, sebbene sia uscito solo due anni fa. E non perché è ambientato nell’immediato dopoguerra, ma perché parla di valori e sentimenti di cui oggi ci siamo dimenticati.

Soprattutto nella prima parte, quando Ada tra speranze e delusioni cerca di mettere da parte la somma di almeno 500 sterline (moltissime per i tempi) per acquistare l’abito, il film ci ricorda quel sentimento che solo chi ha dovuto sudarsi un qualcosa fortemente desiderato sa cos’è.

Oggi non succede più.

Nella società del benessere vogliamo tutto subito e siccome, tra l’altro, quel tutto sparisce rapidamente, altrettanto rapidamente perde interesse. Gli oggetti non hanno il tempo di essere desiderati, perché sono semplicemente consumati.

Invece, la signora Harris ci ricorda la gioia di sudarsi qualcosa che si anela tanto, di fare sacrifici per ottenerlo e di osare qualche volta più del dovuto per raggiungere l’obiettivo.

Un altro aspetto su cui si concentra la storia è il tema della gentilezza e della gratitudine.

Ada è una persona gentile, che pensa sempre agli altri prima che a sé stessa.

Nella società odierna la gentilezza e l’altruismo sono purtroppo diventate troppo spesso sinonimo di debolezza, contrarie al mantra “prima penso a me stesso” ormai tanto in voga nella sua forma più estremizzata.

Ada, invece, non perde mai di vista gli altri e, anche se a volte si pone in modo goffo o indiscreto, cerca sempre di fare loro del bene.

E quindi proprio come in una fiaba la sua bontà non resta sprecata.

Chi ne è beneficiario si sente grato e non solo disposto, bensì addirittura determinato a ricambiarla.

Anche questo capita sempre meno spesso oggi. A volte la gente trova difficile articolare un semplice “grazie” quando le si cede il posto sui mezzi pubblici o la si fa passare in coda al supermercato.

La signora Harris va a Parigi ci ricorda questi antichi valori che dovrebbero essere sempre attuali.

Forse qualcuno lamenterà che la storia è scontata e che, in perfetto American style, si è ecceduto con gli happy ending.

Certo, da un certo punto in poi il film è prevedibile e davvero sembra una fiaba irreale, ma credo che lungometraggi come questo infarciti di sovrabbondante ottimismo ci siano necessari, perché ci pensa già la realtà a deluderci troppo spesso. Almeno coi film lasciateci sognare.

E poi non sarebbe bellissimo che una piccola domestica inglese sovvertisse l’ordine sociale comprando un abito prima destinato solo a persone dell’alta società?

In fondo, la storia ci insegna che le rivoluzioni, quelle vere, partono quasi sempre dal basso. Basti pensare a quella sarta di Montgomery che rifiutò di cedere il posto sull’autobus a un passeggero bianco.

Insomma, La signora Harris va a Parigi è una splendida commedia dai buoni sentimenti che ci fa sognare e ci fa ritrovare sentimenti sopiti dentro di noi, con gli sfondi della Londra e della Parigi degli anni ‘50, nelle imponenti e raffinate ville di città inglesi e nell’esclusivo e fortemente chic salone di Dior, tra abiti e modelle di una bellezza disarmante.

Non mancano ovviamente i momenti alla Il Diavolo veste Prada, in cui la crudele Miranda Priestly è sostituita da una intransigente Isabelle Huppert nei panni di Claudine Colbert, la direttrice del salone di Dior.

Davvero consigliatissimo!

Francesca Meraviglia

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