Recensione di ESTRANEI, un perfetto racconto autoriale di parole perdute, dolore e rinascita con una colonna sonora emozionante e due attori di rara bravura!
SCHEDA DEL FILM
REGIA: Andrew Haigh
CAST: Andrew Scott, Paul Mescal, Jamie Bell, Claire Foy
DURATA: 105 minuti
DATA DI USCITA: 29 febbraio 2024
DISTRIBUTORE: The Walt Disney Company Italia
RECENSIONE
Abituati a racconti predigeriti, in cui tutto è infantilmente spiegato come se lo spettatore al cinema non fosse in grado di ragionare, Estranei di Andrew Haigh va fieramente in opposta e ostinata direzione. Il regista, che si è ispirato all’omonimo romanzo di Taichi Yamada, obbliga all’impegno, a essere mentalmente parte attiva per catturare tutta la sua complessità.
Adam, scrittore e sceneggiatore in crisi professionale e personale, vive in un appartamento di un grande e nuovo complesso residenziale non ancora abitato, in una Londra grigia di pioggia. È un quarantenne solitario, che si trascina tra i tasti del computer, qualche cibo precotto e molte notti sdraiato sul divano. La televisione, sempre accesa e sintonizzata su video musicali, è la sua unica compagnia. L’unico essere umano che incrocia nella hall del palazzo o in ascensore è Harry (Paul Mescal), uomo più giovane di lui ma altrettanto solo. Una sera, Harry si presenta alla porta di Adam con fare seduttivo e alterato dall’alcool, invitandolo a passare la notte insieme. Lo scrittore sembra tentato ma la sua diffidenza ha la meglio e, con ferma cortesia, lo rifiuta.
La sorpresa notturna non sembra aver scalfito l’anima solitaria di Adam eppure, preso da una certa nostalgia, fa un breve viaggio per visitare i luoghi dove ha vissuto da bambino fino alla morte improvvisa dei suoi genitori, deceduti per un incidente stradale. Quando si avvicina alla casa della sua infanzia, che dovrebbe essere disabitata, scopre che ora ci vivono un uomo e una donna. La coppia, che ha la medesima età di Adam, lo invita a entrare come se fosse atteso da tempo: sono sua madre e suo padre. Dopo un attimo di smarrimento, l’uomo torna a visitarli in più occasioni. L’incredibile incontro porta Adam a fare i conti con il suo passato e, aprendosi emotivamente al mondo, trova il coraggio di rivedere Harry instaurando con lui una relazione amorosa.
Andrew Haigh, classe 1973, dopo Weekend (2011) e Looking – Il Film, continua a scegliere storie inconsuete e strade poco battute in cui le relazioni omosessuali, al centro della narrazione, non rischiano mai di autoinghiottirsi in un ghetto dorato di codici e proclami di genere ma diventano pura emozione universale.
Rispetto alle opere precedenti, Estranei sfugge a ogni categorizzazione. È un dramma pieno di speranza, è una tragedia piena di amore e scorre lungo il confine tra verosimile, immaginazione, alterazione mentale e sovrannaturale.
Haigh racconta il dolore della perdita, gli amori difficili, i buchi neri della vita con una rara capacità di emozionare senza facili stratagemmi melodrammatici. I sentimenti vengono scarnificati quasi fino all’osso per presentarsi veri, tattili e capaci di regalare empatia e immedesimazione.
Il vissuto di Adam e Harry, dal rapporto con i genitori perduti al rimpianto, a quel rannicchiarsi in sé stessi senza offrirsi una via di uscita, come una luce spenta che spera di venire accesa da mano estranea, ha anche risvolti biografici. La stessa colonna sonora sapientemente scelta dal regista è un viaggio a ritroso nella personale memoria di Haigh e Scott, tra canzoni che hanno segnato la loro generazione (Always on my mind dei Pet Shop Boys, The Power of love dei Frankie goes to Hollywood) legate indelebilmente al vissuto personale.
Un’altra sfida dialettica che Estranei lancia è quella di affrontare i lunghi silenzi narrativi, azioni non fatte e parole non dette. Un raro esame intellettuale, difficile da reggere quando l’attuale settima arte è costantemente disseminata di banali rumori di fondo e di chiassoso vuoto. Tutto è magnificamente doloroso, tutto è impostato per far splendere quel dolore. Dalla fotografia flou di Jamie D. Ramsay alle scenografiche ambientazioni urbane che raccontano la solitudine ancora prima di averla intravista.
In questi spazi deserti e non luoghi, tra finestre che guardano il vuoto di sparute e lontane luci, si possono fare i conti con i propri fantasmi – reali o immaginari – e con un presente altrettanto reale e immaginario. Una trama non semplice che, poco per volta, si sposta su sofisticati inganni visivi, conquista e avvince. Gran parte del merito va all’eccelsa prova attoriale di tutto il cast.
Jamie Bell e Claire Foy, amorevoli genitori che hanno ferito involontariamente la sensibilità di Adam, offrono uno dei regali più belli che un figlio orfano possa avere: la possibilità di riabbracciare i propri cari e trovare il coraggio di pronunciare parole mai dette prima. Paul Mescal dona al seducente e tenero Harry corde emotive che riescono a fare breccia nell’animo indurito di Adam, che sia l’emozione della sessualità ritrovata o l’inganno artificiale di sostanze ricreative poco legali. Su tutti è però Andrew Scott, nel ruolo che un attore aspetta per tutta la vita, a regalare una superba performance in cui la sofferenza personale e il potere recitativo è qui confine fin troppo sottile.
Il commovente finale riesce a sciogliere i nodi, a rendere il dolore sopportabile quando finalmente viene accettato e messo in comunicazione con l’altro. È una feroce e dolcissima danza degli addii in cui il potere dell’amore prende misteriose vie che non possono più avere ritorno.
The power of love
A force from above
Cleaning my soul
Flame on, burn desire
Love with tongues of fire
Purge the soul
Make love your goal
Estranei di Andrew Haigh, nei cinema dal 29 Febbraio è un semplice, raro e perfetto film d’autore, un regalo e una benedizione per l’anima.
Silvia Levanti
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