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Prima di 45 anni c’era Weekend. Prima dell’amore di una coppia che va in crisi dopo una vita trascorsa insieme, c’era quello improvviso e inaspettato tra due sconosciuti che nasce nell’arco di tre giorni. Prima dei riconoscimenti balsonati di 45 anni, ci sono stati quelli di venti e più festival per un’opera mozzafiato e carica di umanità, Weekend.

Weekend è il primo lungometraggio di Andrew Haigh, il regista che ha portato Charlotte Rampling alla notte degli Oscar®, per l’interpretazione in 45 anni (una delle sue migliori). Weekend è il film che arriva in Italia a un lustro dal suo debutto faticando nell’ottenere sale. Ma, Weekend è di una tale bellezza che merita il supporto della critica e soprattutto del pubblico perché parla di relazioni sentimentali in modo semplice, senza frasi artefatte o la classica patina giallo-indie. È una produzione low budget (è costata meno di 120.000 sterline), è stata girata in poche settimane (per l’esattezza in 17 giorni), si svolge tutta a Nottingham e le scene di interni sono per lo più in un paio di stanze. A riprova, ancora una volta, che non servono grandi numeri, grandi nomi e grandi effetti speciali per narrare una gran bella storia.

Un venerdì sera Glen e Russell si conoscono in un locale, si piacciono, si risvegliano la mattina successiva nello stesso letto. Vissuto come un incontro occasionale, prima che la morale invada gli ambienti, ognuno è già per la propria strada. Quello che i due non sanno è che quel fine settimana avrà in serbo più di una sorpresa. I ragazzi si rivedranno ancora e ancora e rimarranno travolti dalla passione e da un sentimento non cercato né voluto. Diversi per passato e aspirazione, Glen e Russell, inizialmente, non pensano che le sensazioni provate possano essere reali, sarà lo scorrere delle ore a farli ricredere: ogni certezza crollerà e l’amore irromperà nelle loro vite.

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Photo: courtesy of Teodora Film

Quella che vediamo è l’intimità tra uomini adulti del nuovo millennio, alle prese con i luoghi comuni, abitudini dure a morire, troppe battute ed eccessiva solitudine. Persone alla ricerca di un equilibrio che spesso s’illudono di averlo raggiunto e si anestetizzano con rapporti che in cuor loro non vorrebbero. E, in questo quadro, poco importa che protagonista sia una coppia gay o etero, siamo tutti uguali.

Se non fosse per quei ricordi di coming out e di esperienze da dimenticare, davanti alla telecamera ci potrebbe essere chiuque tra i trenta e quarantanni. Perché il punto di forza del film sono i discorsi, quei dialoghi normali, involontariamente profondi e tremendamente universali, in cui tutti ci riconosciamo e ne subiamo il fascino.

Una volta nella rete di Weekend, la trama si svolge con quiete, scorre senza intoppi, e accellera il nostro battito man mano che si avvicina l’epilogo: ci ritroviamo a sperare in un finale da favola. Dopo tante emozioni, pretendiamo la migliore delle conclusioni e l’omosessualità dei protagonisti è solo una delle tante sfaccettature che contribuiscono a rendere i personaggi – e la storia – veri, tangibili, vicini a noi.

Weekend non è un racconto scabroso in cui imperano sesso e droga, al contrario, è di una tale normalità da disarmare chi guarda, trascinarlo nella stanza in compagnia del meraviglioso cast (Tom Cullen e Chris New) e indurlo a ripensare alla propria vita. È affascinante, spiazzante, tocca il cuore.

Vissia Menza

 

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