Recensione di Dogman, il nuovo film diretto da Luc Besson solo al cinema dal 12 ottobre 2023.

Il poster italiano di Dogman, il nuovo film di Luc Besson.

La locandina ufficiale del film DOGMAN di Luc Besson ora al cinema con Lucky Red.

SCHEDA DEL FILM

REGIA: Luc Besson
CAST: Caleb Landry Jones, Jojo T. Gibbs, Christopher Denham, Grace Palma, Clemens Schick
DURATA: 113 minuti
USCITA: 12 ottobre 2023
DISTRIBUZIONE: Lucky Red


RECENSIONE

La straordinaria storia di un bambino, segnato dalla vita, che troverà la salvezza attraverso l’amore dei suoi cani.

“Ovunque ci sia un infelice, Dio invia un cane.” Si apre con questa citazione di Alphonse de Lamartine l’ultima opera di Luc Besson (Nikita, Léon, Lucy), Dogman, presentato alla 80. edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

DOGMAN. Photo: Shanna Besson ©2023 LBP EUROPACORP TF1 FILMS PRODUCTION. TOUS DROITS RESERVES.

Caleb Landry Jones in DOGMAN. Photo: Shanna Besson ©2023 LBP EUROPACORP TF1 FILMS PRODUCTION. Tutti i diritti riservati.

Dogman potrebbe essere definito come “un film Disney pieno di morti ammazzati”, nel senso che è proprio a una metà strada fra la fiaba fantasy dove ai cani manca solo la parola, e il gangster movie. Protagonista di questa favola nera Caleb Landry Jones, che citando le parole del regista incarna magistralmente “le sfide, la tristezza, il desiderio, la forza, la complessità” di questo strano, struggente e sfaccettatissimo personaggio.

L’ispirazione per questo lungometraggio è scaturita da un articolo che Besson lesse su una famiglia francese che aveva rinchiuso il proprio figlio in una gabbia quando aveva cinque anni. Da qui la domanda che darà il via alla narrazione: che impatto può avere un’esperienza simile a livello psicologico, e come può riuscire una persona a sopravvivere e a gestire la propria sofferenza?

Il film tratta il tema del confine fra realtà e finzione: sappiamo benissimo quanto sia facile diventare dei visionari quando sofferenze e traumi troppo grandi da affrontare ci colpiscono soprattutto da bambini. Pur di restare in vita siamo in grado di raccontarci (e fare in modo di crederci) le storie più incredibili.
Una scena del film DOGMAN. Photo: Shanna Besson © 2023 LBP EUROPACORP TF1 FILMS PRODUCTION. TOUS DROITS RESERVES.

Una scena del film DOGMAN. Photo: Shanna Besson © 2023 LBP EUROPACORP TF1 FILMS PRODUCTION. Tutti i diritti riservati.

Douglas in fondo è un sognatore dall’animo puro e con un forte senso di giustizia, un vendicatore che ricorda molto il Joker di Todd Phillips, ma non solo: Douglas è uno scrittore. Sì perché da sempre è stata la lettura (di riviste prima, di libri poi, in particolare di Shakespeare) la sua salvezza. È grazie alle parole se in qualche modo è riuscito a trasformare la sua debolezza in una originalità; la sua personalità buona e determinata deriva proprio da lì, dalle storie lette, poi dal teatro e dalla recitazione, e infine dalle storie raccontate. Perché tutto il film è un lungo flashback, un ricordo narrato da lui, e dunque: una narrazione. Non esiste al mondo un ricordo che non sia – una volta raccontato a qualcuno – romanzato. E dunque non esiste nessun film che sia realmente “tratto da una storia vera”. Non può esistere una storia vera al cinema, è un paradosso, un controsenso troppo forte.

Douglas romanza tutto, e i suoi racconti sono tanto affascinanti quanto struggenti perché dentro oltre alla verità (la sua verità) c’è anche la dignità di un uomo che pur se in sedia a rotelle, è stato capace di rialzarsi. Rialzarsi e fare anche del bene a una intera comunità: una comunità di cani che lo hanno sempre supportato e che faranno di tutto per difenderlo.

DOGMAN. Photo: courtesy of Lucky Red.

Un momento del film DOGMAN. Photo: courtesy of Lucky Red.

Un film pieno di letteratura, di simboli, sicuramente esagerato e straripante, ma emozionante, pieno di cuore, un film dove gli amanti degli animali potranno tirare un sospiro di sollievo perché non corrono alcun rischio. Qui agli animali non succede niente, perché si percepisce fin da subito: il regista è dalla loro parte e anzi, vendicherà tutto quello che c’è da vendicare, contro la prevaricazione sui deboli. Se è infatti vero che l’amore ci può guarire (non quello impossibile però, quello vero), anche la vendetta a volte aiuta.

Meravigliosa la sequenza in cui il trasformista Caleb Landry Jones interpreta Edith Piaf mentre canta la sua Non, je ne regrette rien, che sembra scritta per lui. Che sia accaduto veramente non è importante. In alcuni casi la fuga dalla realtà è l’unica possibilità per stare in un mondo così cupo e crudele.

Margherita Giusti Hazon


TRAILER UFFICIALE