Recensione di Sanctuary, il film con Margaret Qualley e Christopher Abbott solo al cinema dal 25 maggio 2023.

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La locandina italiana del film Sanctuary ora al cinema!

SCHEDA DEL FILM

REGIA: Zachary Wigon
CAST: Margaret Qualley, Christopher Abbott
DURATA: 97 minuti
USCITA: giovedì 25 maggio 2023
DISTRIBUZIONE: I Wonder Pictures


RECENSIONE

Rebecca è una dominatrice, una professionista del sesso e Hal è il suo cliente, un ottimo cliente. Fa infatti parte di una ricca famiglia di cui sta per ereditare le fortune e non può più permettersi di avere una pericolosa relazione con una donna che conosce i suoi segreti e le sue perversioni. Così decide di vederla per un’ultima volta e dirle che tra loro è tutto finito, ma il suo tentativo di tagliare i legami gli si potrebbe ritorcere contro. Rebecca è tutt’altro che d’accordo e farà tutto il possibile per far cambiare idea all’uomo.

Una coppia molto azzeccata, quella composta da Margaret Qualley (C’era una volta a…Hollywood) e Christopher Abbott (Comma 22, Possessor), protagonisti di Sanctuary, film che mette in scena un ambiguo gioco di potere, sesso e controllo, in 90 minuti fra le quattro mura di una stanza di hotel.
Margaret Qualley in Sanctuary. Photo: courtesy of I Wonder Pictures.

Margaret Qualley in una scena di Sanctuary. Photo: courtesy of I Wonder Pictures.

Il regista e scrittore Zachary Wigon, al suo secondo film, firma un thriller lucido e serrato, per poi sorprenderci trasformando la sua pellicola in una quasi commedia d’amore, qualcosa che potrebbe addirittura ricordare Down With Love di Peyton Reed.

Quello che Micah Bloomberg (Homecoming) scrive e Wigon dirige è un “romantico” gioco al massacro, dove lo scettro del potere viene abilmente e continuamente passato da una mano all’altra dei due protagonisti. Vittima e carnefici sono due concetti superati, i ruoli si invertono in continuazione, e la sorpresa finale è tanto inaspettata quanto, in fondo, sensata.

Il film riesce a evitare tutti i possibili rischi che un’opera del genere poteva presentare, buchi di sceneggiatura, inverosimiglianze o personaggi ridotti a maschere e macchiette: il cast invece – composto appunto solo ed esclusivamente da due attori in scena che reggono benissimo la partita di scacchi – è perfetto nell’affrontare i continui cambi di registro.
Christopher Abbott in Sanctuary. Photo: courtesy of I Wonder Pictures.

Christopher Abbott in una scena di Sanctuary. Photo: courtesy of I Wonder Pictures.

E in effetti ci sono abituati: per entrambi i personaggi, la vita è una continua performance, entrambi fingono di essere chi non sono, e forse gli unici momenti in cui si sentono loro stessi sono proprio quando sono insieme in una stanza di hotel, perché seppure sembra che recitino in realtà non sono mai stati così veri.

La psicologia mutevole dei personaggi li rende entrambi due enigmi, fino alla fine non capiamo davvero cosa vogliano l’uno dall’altra, e l’escalation è sicuramente riuscita anche grazie al fatto che le riprese sono avvenute in sequenza cronologica.

Con due attori così, un copione molto valido e solido, e uno stile di regia originale ed estremamente espressivo (i movimenti della macchina da presa sono spinti al massimo e perfettamente al servizio delle due performance attoriali) Sanctuary alla fine risulta un film non solo riuscito, ma anche un’intrigante e sfaccettata riflessione sulle relazioni umane e sulla normalizzazione, in questo caso, delle perversioni.

Margherita Giusti Hazon


TRAILER UFFICIALE