Michela Cescon porta sul palco del Teatro Carcano una nuova versione de L’Attesa di Remo Binosi.

l'attesa - minaccioni + foglietta - foto in posa - cr teatro carcano

Paola Minaccioni e Anna Foglietta sono le protagoniste de L’Attesa, al Teatro Carcano questa settimana.

Ho sempre amato Bergman.

Ricordo di essere rimasta colpita fin dal primo istante dalla musicalità del nome. Ingmar Bergman. Poi vennero la visione de Il Posto delle Fragole, il Settimo Sigillo, ma soprattutto Persona.

Se c’è un film che ha lasciato un segno indelebile su di me, quello è proprio Persona.

L’idea di due donne che vivono sotto lo stesso tetto mi è sempre parsa un’autentica follia.

Eh sì, perché due donne assieme possono sì diventare complici, ma allo stesso tempo saranno sempre e comunque in competizione tra loro. Inevitabile è il confronto tra donna e donna.

Ma si sa che confrontarsi con qualcun altro implica mettersi nei suoi panni, pertanto la critica cede rapidamente il posto all’empatia.

Ed è un attimo da passare da nemiche ad amiche, come ci insegna un famoso film con Julia Roberts e Susan Sarandon.

Resta quindi un grande mistero quello della complicità femminile. E su questo mistero tanto si è interrogato Remo Binosi nella sua commedia, L’Attesa.

L'attesa -foto in posa -cr teatro carcano

Le protagoniste della commedia L’Attesa. Photo: courtesy of Teatro Carcano.

A vent’anni dalla scomparsa dell’autore veronese l’incredibile attualità dell’opera ha spinto Michela Cescon, che già si era cimentata alla sua prima prova di regia teatrale con La Donna Leopardo di Moravia, a riportarla in scena.

Sul palco del Teatro Carcano di Milano dall’8 al 13 novembre 2022 sarà possibile assistere a questa nuova trasposizione de L’Attesa, che già era stata fatta conoscere al grande pubblico nel 1994 da Cristina Pezzoli.

La novità di questa trasposizione non sta solo nella scelta delle interpreti.

Infatti, la Cescon sceglie di portare sul palco per la prima volta insieme due attrici molto amate dal pubblico, Anna Foglietta e Paola Minaccioni.

La differenza rispetto alla versione precedente sta, piuttosto, nella decisione di partire dalla prima stesura de L’Attesa, quella scritta dall’autore stesso a macchina nel 1992.

Peculiarità del testo, oltre alla dedica alla moglie Anna, musa ispiratrice de L’Attesa, è l’uso spesso ossessivo della punteggiatura dopo ogni singola parola e, soprattutto, l’accento sulla relazione tra le due protagoniste, che a differenza della versione del 1994 rende marginale l’intervento di un terzo personaggio, la nutrice.

Ne L’Attesa della Cescon ci sono appunto solamente due personaggi: la nobildonna Cornelia (Anna Foglietta) e la sua serva Rosa (Paola Minaccioni).
Un momento dello spettacolo L'Attesa. Photo: courtesy of Teatro Carcano.

Un momento dello spettacolo L’Attesa. Photo: courtesy of Teatro Carcano.

Si può proprio dire che la regista si sia comportata come una vera filologa, che cerca di riportare sotto gli occhi di tutti la volontà originale dell’autore.

Ecco quindi che sul palco si dipana la relazione tra le due protagoniste. Una relazione in cui i temi sono molteplici e sembrano parlare di noi, come se non fosse cambiato nulla (malgrado la storia sia ambientata nel Veneto del ‘700): la differenza di classe, il rapporto serva-padrona, il doppio, l’amore, il piacere, la maternità, il peccato, la punizione, il femminile, il male, la morte, la seduzione.

Ma quale sarà mai l’attesa di queste due donne?

È la trama stessa a spiegare il titolo dell’opera.

Infatti, le due protagoniste sono entrambe in dolce attesa, ma sono costrette a nascondere la gravidanza e a trascorrere tutti i nove mesi in clausura.

È lo stesso autore ad aver raccontato da dove gli era venuta l’idea di una simile storia. Scriveva Binosi:

Mia moglie era in attesa di nostra figlia Giulia e io stavo leggendo le memorie di Casanova. Le avventure del grande seduttore si accompagnavano all’esperienza che stavo vivendo, con il procedere della gravidanza il corpo di mia moglie cambiava e insieme cambiava anche il rapporto che lei aveva con sé stessa e con le altre donne. La sentivo parlare con le sue amiche e intessere facilmente discorsi anche con donne molto diverse da lei, si scambiavano emozioni, consigli, paure e speranze. C’era tra loro una corrente di grande energia comunicativa. Proprio a partire da un dato intimo come quello del corpo gravido, le donne costruiscono una rete di confidenza e complicità di cui gli uomini sono assolutamente incapaci. Il maschio mito Casanova con la sua dispersiva sessualità, mi sembrava la prova di questa incapacità, cominciai così a pensare a una storia che mettesse a confronto donne diverse entrambe incinte dello stesso uomo assente.

L’Attesa è un testo in cui la femminilità si svela in un equilibrio costante tra commedia e dramma, in cui al dualismo moderno da teatro del ‘900, quello tra i personaggi, si affianca il dualismo tra lingua popolare, quella di Rosa, e lingua letteraria, quella di Cornelia.

L'Attesa. Photo: courtesy of Teatro Carcano.

Un momento dello spettacolo L’Attesa. Photo: courtesy of Teatro Carcano.

Un’opera davvero difficile, ma al tempo stesso alquanto gratificante, quella scelta da Michela Cescon per la sua seconda prova registica, in cui l’accompagna un’importante èquipe artistica, composta da Dario Gessati, che firma le scene, Pasquale Mari, il disegno luci, Giovanna Buzzi, i costumi, e Piergiorgio De Luca, il suono.

Ma la Cescon non si tira indietro.

Sono le sue stesse parole ad ardere di quella passione che solo chi ama fare teatro può avere. Dichiara, infatti:

La messa in scena ha un segno classico, per omaggiare il grande teatro, e alle attrici viene chiesto di non uscire mai, di avere a che fare solo con il loro corpo. Gli unici oggetti con cui lavorare sono un letto, due sedie e gli abiti dai colori forti e simbolici che con loro danzano una partitura serrata di cambi e di trasformazioni. Lo spettacolo ha un sapore nordico, un rigore fatto di direzioni, ritmo e spazio, per riuscire a riportare ciò che sentii dopo la prima lettura della prima stesura  de L’Attesa, ovvero il ritrovare  drammaturgicamente nel testo tutto ciò che c’è di materico e forte nel teatro veneto, nella mia lingua originaria, specialmente quello goldoniano, sapientemente mescolato ad autori amatissimi come  Bergman, Ibsen, Strindberg e anche Genet.

Non lasciatevi quindi sfuggire l’occasione di assistere a uno spettacolo, dietro il quale c’è così tanto lavoro e tanta voglia di mettersi alla prova.

Francesca Meraviglia


INFO E CONTATTI

Indirizzo: Teatro Carcano, corso di Porta Romana, 63 – Milano
Contatti: 02 55181362 | info@teatrocarcano.com | www.teatrocarcano.com
Orari: da martedì 8 a domenica 13 novembre 2022; martedì, mercoledì, giovedì e sabato, ore 19.30; venerdì e sabato ore 20.30; domenica ore 16.30
Biglietti: posto unico numerato venerdì, sabato e domenica 38€ | posto unico numerato martedì, mercoledì e giovedì 27€
Vendite online: www.teatrocarcano.com

Fonte e foto: ufficio stampa, che si ringrazia.