Recensione di Paradise Highway, il film di Anna Gutto in anteprima in Piazza Grande a Locarno 75.

Paradise Highway poster

La locandina internazionale del film Paradise Highway.

SCHEDA DEL FILM

REGIA: Anna Gutto
CAST: Juliette Binoche, Frank Grillo, Morgan Freeman
DURATA: 115 min.


RECENSIONE

Una camionista (Juliette Binoche) è costretta a contrabbandare merci illegali per conto del fratello (Frank Grillo, Captain America: the Winter Soldier, Boss Level) incarcerato e ricattato. L’ultima consegna, pochi giorni prima che l’uomo torni in libertà, si rivelerà la più rischiosa e forse fatale…

Hala Finley e Juliette Binoche in Paradise Highway © PHYW DISTRIBUTION LTD.

Hala Finley e Juliette Binoche in una scena del film Paradise Highway © PHYW DISTRIBUTION LTD.

Una delle incursioni pop più attese di Locarno75 è quella di Paradise Highway della regista norvegese Anna Gutto (co-autrice della serie Netflix Natale con uno Sconosciuto), che porta in Piazza Grande un thriller on the road affacciato sul drammatico commercio di esseri umani.

Il dilemma morale e la linea da tracciare e non superare sono quelli di una coraggiosa camionista col volto insolitamente ruvido e segnato di un’icona come LA Binoche, stritolata tra il forte ed innato legame di fratellanza e quello che matura col suo “carico”, interpretato dalla 13enne Hala Finley (che rivedremo presto in Hypnotic di Robert Rodriguez). Sulle sue tracce, a completare un super cast, un disilluso detective in pensione interpretato da Morgan Freeman.

Morgan Freeman e Juliette Binoche in una scena del film Paradise Highway © PHYW DISTRIBUTION LTD.

Morgan Freeman e Juliette Binoche in una scena del film Paradise Highway © PHYW DISTRIBUTION LTD.

Paradise Highway racconta di una madre coraggio in divenire che protegge la creatura innocente nell’habitat che ben conosce, quello delle infinite highways del Midwest dove, per una camionista donna, la sopravvivenza e la diffidenza sono sempre e comunque all’ordine del giorno.
Ed è proprio il microcosmo dei truck drivers e soprattutto quella esigua percentuale femminile la parte più affascinante del film, spaccato narrativo piuttosto inedito e sfaccettato dove si muovono la protagonista (che diventa progressivamente una novella Sarah Connor) e l’innocente di turno.

Questa prospettiva, insieme al sempre brillante Freeman – soprattutto quando si tratta di maltrattare giovani ed impulsivi partner à la Se7en – e al ripugnante fenomeno della tratta di ragazzine, costituisce il versante stimolante del film.
Sulla riva opposta, il peggior uso di Frank Grillo a memoria d’uomo ed un forzato, tradizionale crescendo emozionale tra un genitore mancato e una bambina estirpata che manca quasi sempre del mordente che merita.

Luca Zanovello

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