Recensione di FAIRYTALE, il film di Aleksandr Sokurov in Concorso Internazionale a Locarno 75.

Skazka (Fairytale)_poster

La locandina internazionale del film Fairytale.

SCHEDA DEL FILM

TITOLO ORIGINALE: Skazka
REGIA: Aleksandr Sokurov
CAST: Lothar Deeg, Fabio Mastrangelo, Tim Ettelt
DURATA: 78 min.


RECENSIONE

Sulle rovine del mondo che è un nebbioso aldilà, i più famosi e famigerati dittatori e comandanti della Storia si ritrovano in una bizzarra, vanagloriosa e forse eterna convivenza…

Skazka (Fairytale). Ph Locarno Film Festival 2022

Una scena del film Skazka (Fairytale). Photo: courtesy of Locarno Film Festival 2022.

Una nebbia sottile che si insinua nelle fessure di edifici abbandonati e distrutti appartenenti ad un purgatorio in bianco e nero e 4:3 dove i capi della Storia dell’umanità affrontano il pensiero del potere che svanisce: è l’onirica, inesistenzialista cartolina dalla fine del mondo del Maestro Aleksandr Sokurov (Arca Russa, Faust) e del suo Fairytale in lizza per il Pardo d’Oro a Locarno75.

Un nome imponente che spicca nella selezione di quest’anno e che non delude le aspettative visionarie ed autoriali del firmatario, consegnando al Concorso un inquietante e seducente spaccato di metafisica: quello di un limbo fuori dallo spaziotempo infestato da Hitler, Stalin, Mussolini, Lenin, Napoleone, dalle loro interazioni deliranti e le sempiterne ambizioni di prevaricazioni assorbite dall’uggioso Nulla.
Skazka (Fairytale). Ph Locarno Film Festival 2022

Una scena del film Skazka (Fairytale). Photo: courtesy of Locarno Film Festival 2022.

Attraverso una vastità di immagini d’archivio Sokurov riporta in vita cinematografica i personaggi citati, affiancati da un laconico Churchill ed un Cristo abbandonato a se stesso, in un ironico ma nel contempo desola(n)tissimo scenario d’oltretomba che pare un crossover tra gli incubi di Bergman, le anime erranti dantesche e quelle stoltamente ostinate di Miguel de Cervantes.

Fairytale è la sala di attesa purgatoriale dell’ideologo e dell’ideologia, intrinsecamente connessi e invischiati in una condizione dove l’assoluzione e la salvezza non arriveranno mai e la ridondanza del film (dialogica, estetica, uditiva) fa da specchio e metafora di quella propria della propaganda, degli slogan e dei motti di battaglia della dittatura.

Costrutti che Sokurov, alla prima regia da Francofonia del 2015, punisce affossando e mettendo di fronte alla paura di disperata e atavica, lo sconfinato ignoto e i rimpianti di quello che va perso anche e soprattutto nelle vite più fameliche. Visione di cinema superiore.

Luca Zanovello

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