Recensione di ELVIS, il nuovo film con Austin Butler e Tom Hanks solo al cinema dal 22 giugno 2022.

La locandina italiana del film ELVIS.

La locandina italiana del film ELVIS.

SCHEDA DEL FILM

REGIA: Baz Luhrmann
CAST: Austin Butler, Tom Hanks, Olivia DeJonge
DURATA: 159 min.
DATA DI USCITA: 22 giugno 2022
DISTRIBUZIONE: Warner Bros. Pictures Italia


RECENSIONE

In una scena (tagliata) di Pulp Fiction Mia Wallace sosteneva che esistono due categorie di persone, le Beatles people e le Elvis people. Io non rientro nella seconda categoria, ma attendevo con estrema curiosità il film biografico sul “King of rock n’ roll” presentato a Cannes qualche settimana fa perché rientro decisamente ed orgogliosamente nelle Baz Luhrmann people.

AUSTIN BUTLER nei panni di Elvis in una scena del film di Baz Luhrmann. Photo Credit: Courtesy of Warner Bros. Pictures.

AUSTIN BUTLER nei panni di Elvis in una scena del film di Baz Luhrmann. Photo Credit: Courtesy of Warner Bros. Pictures.

Il regista australiano torna al cinema nove anni dopo Il grande Gatsby con l’ambiziosa missione di raccontare l’ascesa senza pari di Elvis Aaron Presley da Memphis al Mondo a colpi di rock ancheggiante e poi il precoce tramonto umano ed artistico, culminato nella tragica dipartita nel 1977 a soli 42 anni.

Scelta coraggiosa e ragionata perché Luhrmann focalizza, scrive e dirige la storia di un personaggio quantomai affine al suo stile cinematografico e probabilmente alle sue sfrenate fantasie artistiche: scatenato, suadente, teatrale, sentimentale e malinconico, Elvis e la sua musica sono la polveriera ideale da far incendiare alla maestria elegantemente kitsch dell’autore di Moulin Rouge. E difatti Elvis deflagra sullo schermo.

Non solo con un’incredibile sintonia tra forma e sostanza, ma anche con una mimesis empatica del film che scorre rappresentando e nel contempo assecondando la traiettoria di Elvis Presley.
Comincia con il ribollente imprinting “black” tra gospel e blues del giovane Elvis, che corrisponde alla prima ora dal ritmo febbrile ed incontenibile, prosegue con la sfarzosa, opulenta, pacchiana teatralità dell’apice del successo, per poi schiantarsi (con meno retorica del previsto, tutto sommato) negli abissi dell’autoconsunzione e della solitudine degli ultimi anni di Presley.

TOM HANKS/ e AUSTIN BUTLER in una scena del film Elvis. Photo Credit: Hugh Stewart.

TOM HANKS e AUSTIN BUTLER in una scena del film Elvis. Photo Credit: Hugh Stewart.

E’ come se Luhrmann, una volta “sposato” il suo eroe, lo accompagnasse nella buona e nella cattiva sorte sintonizzandocisi (e facendoci sintonizzare) emozionalmente.

Nella trionfale missione non è solo. C’è un cast di scommesse dove Austin Butler (C’era una volta… a Hollywood) è una straordinaria sorpresa capace di coprire in modo credibile tutte le fasi di Elvis come mimica, movenze e per quanto possibile voce, al punto da strappare alla figlia del Re, Lisa Marie, la seguente dichiarazione: “Se Butler non vince un Oscar mi mangio un piede, la sua performance è senza precedenti, rispettosa e accurata”. E poi Hanks, bravo a modulare l’animo subdolo del geniale eppur losco manager di Elvis, il famigerato colonnello Tom Parker.

Ci sono evidentemente le musiche, un intarsio dei brani originali di Elvis, cover d’autore e rivisitazioni come quelle di Doja Cat, Kacey Musgraves e Måneskin e brani originali come la The King and I di Eminem e CeeLo Green, un cocktail sonoro efficace, mutevole e perfettamente integrato all’andamento tarantolato del film.

AUSTIN BUTLER in una scena del film Elvis. Photo Credit: Hugh Stewart.

AUSTIN BUTLER in una scena del film Elvis. Photo Credit: Hugh Stewart.

Elvis pizzica tutte le corde della personalità del musicista e le implicazioni sociali sollevate dal suo successo, il raccordo tra le culture razziali, le pulsioni e gli scandali sguinzagliati dalla ribellione sensuale e sociale di un ragazzo bianco che canta come e con i neri negli anni Cinquanta. Il ritratto è completo e onesto, veicolato da Luhrmann con la freschezza di un regista esordiente e la mano ferma del regista navigato che è, attraverso ogni mezzo visivo e tecnico, dalla fumettistica allo yo-yo temporale, dalla voce narrante pseudo-fuorviante del Colonnello alle inquadrature sottosopra fino al frequente uso di split screen multiplo per sintetizzare le multiforme della creatura musicale e cinematografica Elvis Presley.

Una creatura restituita come era, esaltante ed infelice, amata e sola, esplosiva e precocemente corrosa, da un grande film biografico musicale che trascina le Elvis people e con buona probabilità anche le altre.

Luca Zanovello


TRAILER UFFICIALE