Recensione, poster e trailer di DIABOLIK, il film dei fratelli Manetti al cinema dal 16 dicembre 2021. 

DIABOLIK poster film

La locandina ufficiale del film DIABOLIK.

SCHEDA DEL FILM

REGIA: Antonio Manetti, Marco Manetti
CAST: Luca Marinelli, Miriam Leone, Valerio Mastandrea
DURATA: 133 min.
DATA DI USCITA: 16 dicembre 2021
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution


RECENSIONE

Fine anni sessanta: nelle oscurità dell’immaginaria Clerville si muove lo spietato ladro ed assassino Diabolik (Luca Marinelli), inseguito invano dalla polizia e dall’ossessionato commissario Ginko (Valerio Mastandrea). L’incontro con la bellissima ereditiera Eva Kant (Miriam Leone) e la prospettiva di un colpo al limite dell’impossibile mette Diabolik di fronte ad un rischio mai corso prima…

DIABOLIK. Photo: courtesy of 01 Distribution.

Luca Marinelli è DIABOLIK nel film dei Manetti Bros. Photo: courtesy of 01 Distribution.

Nato nel 1962 dall’immaginazione di Angela e Luciana Giussani ed edito dalla Astorina (“costola” dell’Astoria di proprietà di Gino Sansoni, marito di Angela), Diabolik appartiene di diritto all’élite del fumetto italiano per tradizione, impatto culturale e longevità. Una di quelle figure, come Tex, che se anche non lo leggi tu, qualcuno in famiglia lo fa e presto o tardi un albo ti capita sotto mano.

Dopo il libero e apocrifo adattamento cinematografico del 1968 diretto da Mario Bava, Diabolik riapproda al cinema grazie al film dei Manetti Bros., primo tassello (dalla gestazione lunga un biennio) di una quasi scontata trilogia che prende spunto dalle vicende dell’albo numero 3 “L’arresto di Diabolik” uscito nel marzo 1963.

A presentarne le premesse e la missione sono gli stessi Antonio e Marco Manetti, che nella cornice del Noir in Festival parlano di un approccio a Diabolik volutamente retró, un auto elogio alla lentezza narrativa che prova ad affascinare piuttosto che raccontare a velocità sostenuta. Un ritmo, appunto, coniato dalla tradizione noir che si vuole prendere i tempi per una rievocazione filologicamente corretta dell’universo creato dalle Giussani, definite “dissacratrici istintive” dal duo di registi romani.

Le buone intenzioni manettiane vanno però a lastricare la strada di un film infernale, che delude anche le aspettative moderate che avevamo.
DIABOLIK. Photo: courtesy of 01 Distribution.

Un momento del film DIABOLIK. Photo: courtesy of 01 Distribution.

Non tanto per questioni formali, perché una volta tanto i Manetti abbandonano le loro prerogative “artigianali” e vestono in maniera elegante l’aspetto del film, i personaggi e gli sfondi della vicenda, ma per l’inconsistenza della ricostruzione del mondo Diabolik e delle sue logiche.
Partendo dal personaggio principale, incarnato con poca efficacia e agio da Marinelli, che pure ha poco materiale su cui lavorare, un vago girovagare nell’identità di un mito del quale sfuggono la ferocia e la glacialità. Peggio ancora la scarna tensione complice e romantica con Eva, o quella totalmente evanescente con la nemesi ed anima “gemella” e contraria Ginko.

Rinunciando attivamente a declinare Diabolik come un heist movie o un film di tensione / d’azione, cercando piuttosto le venature classiche giallonere. melodrammatiche ed enfatiche dell’impianto fumettistico (ma trascinate all’overdosaggio nelle due ore abbondanti del running time), i Manetti fanno una scelta di rispettosa tradizione ma che sconfina nell’ossequio, o forse solo in una sceneggiatura involuta, un cristallizzato museo delle cere che non ingrana e appassiona mai.
Le toccate e le fughe di Diabolik per strade e cunicoli sono piatte, ostiche e vetuste come una credenza della nonna.
Anche come premessa per i capitoli futuri, da salvare c’è ben poco. Se non il ritorno sullo schermo di un’icona vera, l’uomo dalle mille identità in un film che però non ne ha mezza.

Aggravanti: le musiche languide di Manuel Agnelli e le due/tre “b” di troppo nella pronuncia.

Luca Zanovello


TRAILER UFFICIALE