Fino a domenica 3 ottobre 2021 si può scoprire la mostra CARRÀ e MARTINI. Mito, visione e invenzione – L’opera grafica.
Pronti a fare una gita?
L’estate è decisamente alle spalle. Le giornate si sono accorciate e la nostra voglia di cultura è incontenibile. Complice l’aria frizzantina, l’idea di unire una gita fuoriporta con un po’ di arte si fa decisamente attraente. Questo fine settimana vi proponiamo una mostra che sta volgendo al termine e se durante i mesi più caldi non l’avete messa in programma è giunto il momento di alzarvi dal divano e andare a Verbania!
Gli spazi di Palazzo Viani Dugnani stanno ospitando un’esposizione insolita, dedicata alla produzione grafica di due importanti artisti del Novecento italiano: il pittore Carlo Carrà e lo scultore Arturo Martini. In totale sono 90 opere tra acqueforti, litografie, illustrazioni e dipinti, oltre a bozzetti e disegni, accomunate in gran parte dalla ricerca della dimensione del mito, che ci ricordano la grandezza di questi due personaggi.
CARRÀ
Carlo Carrà nasce a Quargnento (Alessandria) nel 1881. Apprende il disegno all’età di dodici anni, durante una lunga malattia che lo costringe a letto. Frequenta le serali mentre di giorno lavora come decoratore murale. Viaggia a Parigi e a Londra. Nel 1906 entra all’Accademia di Brera, dove diviene allievo di Cesare Tallone. Nel 1910 firma il Manifesto Futurista con Boccioni, Balla, Severini, Russolo. Nel 1911 e nel 1912 si reca a Parigi, dove entra in contatto con i maggiori protagonisti delle avanguardie, diventa amico di Apollinaire e conosce Picasso, Braque, Matisse, Derain.
Vasta, ma racchiusa nell’arco di pochi anni, è la sua opera grafica, in questi mesi in prestito dall’Archivio Carrà di Milano. In totale si possono ammirare circa 50 tra acqueforti e litografie a colori, che ripercorrono tutte le tappe più importanti del suo lavoro: dai paesaggi alle immagini più visionarie.
Le prime incisioni risalgono al 1922, quando ha già più di quarant’anni. In questo periodo persegue la “rappresentazione mitica della natura” e il paesaggio, in particolare, secondo lui non deve imitare la natura, ma essere “un poema pieno di spazio e di sogno”. Quindi dal 1924 si dedica sistematicamente all’incisione. A sollecitarlo sono gli insegnamenti di Giuseppe Guidi, che quell’anno apre un laboratorio calcografico nella casa dove entrambi abitano, in via Vivaio 16 a Milano.
La sua ricerca diviene poi inarrestabile: utilizza l’incisione anche per rielaborare opere precedenti. Riprende i disegni della stagione futurista e di quella primitivista. E va avanti così sino al 1927-1928, quando aderisce al gruppo del “Selvaggio” e passa alle litografie e acqueforti. Una pausa dalle incisioni che dura ben 16 anni, sino al 1944, quando torna a dedicarsi alla grafica. A differenza degli anni venti, quando aveva praticato soprattutto l’acquaforte, ora è la litografia, sia in bianco e nero che a colori, a impegnarlo. E proprio nel 1944 esegue dodici tavole per Versi e prose di Rimbaud, mentre nel 1947 illustra L’Après-midi et le Monologue d’un Faune di Mallarmé, tradotto da Ungaretti.
Dal 1949 ripensa invece sistematicamente a tutta la sua pittura. Muore a Milano nel 1966.
MARTINI
Nato in una famiglia disagiata nel 1889 a Treviso, Arturo Martini studia scultura a Venezia grazie ad una borsa di studio ottenuta a diciotto anni e con i primi guadagni viaggia a Monaco e Parigi. Rientrato in Italia per la morte del padre, non ha fortuna. Si sposa, ma non riesce a mantenere la moglie. E’ solo ne 1931 quando, alla Quadriennale di Roma, vince il primo Premio di centomila lire che infine il vento gira e ottiene notorietà.
Il Museo del Paesaggio conserva un piccolo ma significativo nucleo di sue incisioni, donate (insieme a un gruppo di sculture, tele, disegni, esposti anch’essi in questa mostra) da Egle Rosmini, sua compagna negli anni trenta. In totale le opere esposte sono circa 40 e, anche in questo caso, coprono tutta la carriera di Martini: dai lavori a matita a quelli più fantasiosi e suggestivi.
La sua incisione più antica è Carnevale, un’acquaforte del 1923-24, una composizione visionaria in cui teatro e pubblico si confondono. Seguono alcune incisioni che esegue nell’estate 1935 a Blevio, sul lago di Como, dove realizza anche un ciclo di piccole sculture. Dalla fine degli anni trenta prende sistematicamente a dipingere. E’ un principiante, ma il 17 febbraio 1940, alla Galleria Barbaroux di Milano, inaugura la sua prima mostra di pittura: in totale sono 23 quadri, realizzati tutti nel 1939 tra Vago, Burano e il capoluogo lombardo, che vengono elogiati dalla critica e lo consacrano come pittore.
Sono invece del 1942 i bozzetti per le illustrazioni del Viaggio d’Europa di Massimo Bontempelli – tutti presenti in mostra. E risale al 1944-45 quello che è considerato il nucleo più convincente della sua opera grafica: il gruppo di incisioni predisposte dall’artista per la traduzione italiana dell’Odissea a cura di Leone Traverso, che non verrà pubblicata e si dovrà attendere sino al 1960 per ammirarne le immagini.
Muore nel 1947, a neanche cinquantotto anni.
E’ da notare che al Museo sono esposte anche dieci sculture e tre tele, sempre sue, per rafforzare il tema della differenza tra disegno e realizzazione finale delle opere, pezzi unici di grande valore storico e artistico.
IN CONCLUSIONE
Una visita a Palazzo Viani Dugnani durante questo e il prossimo weekend ci regala la possibilità di scoprire un lato, magari sconosciuto ma molto intrigante, di due grandi nomi dell’arte del Novecento, e comprendere meglio la loro vita, il loro percorso, il perché di determinate scelte. E, volendo, può essere l’occasione giusta per visitare il Museo dopo l’importante ristrutturazione che ha reso disponibili nuove sale e nuovi servizi per il pubblico.
Ricordate, avete a disposizione ancora poco tempo!
INFORMAZIONI UTILI
Carrà e Martini. Mito, visione e invenzione. L’opera grafica
a cura di Elena Pontiggia e Federica Rabai
Fino a domenica 3 ottobre 2021
Sede espositiva: Museo del Paesaggio Palazzo Viani Dugnani, Via Ruga 44 – Verbania Pallanza
Orari: da martedì a domenica dalle 10.00 alle 18.00. Lunedì chiuso.
Ingresso: intero 5€ | ridotto 3€ (il biglietto dà diritto alla visita della mostra, della pinacoteca e della gipsoteca Troubetzkoy)
Contatti: Tel +39 0323 557116 | Email segreteria@museodelpaesaggio.it | Sito web www.museodelpaesaggio.it
Catalogo: edito dal Museo del Paesaggio
Fonte e foto: ufficio stampa, che si ringrazia.
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