Recensione de Il Collezionista di Carte, il nuovo film di Paul Schrader al cinema dal 3 settembre 2021.
SCHEDA DEL FILM
TITOLO ORIGINALE: The Card Counter
REGIA: Paul Schrader
CAST: Oscar Isaac, Tiffany Haddish, Tye Sheridan, Willem Dafoe
DURATA: 112 min.
USCITA: 3 settembre 2021
DISTRIBUZIONE: Lucky Red
RECENSIONE
William Tell è un ex inquirente militare che vive nell’ombra e fa il giocatore d’azzardo, ma senza correre troppi rischi. La sua vita meticolosa finisce nello scompiglio dopo l’incontro con Cirk, un giovane intenzionato a vendicarsi di un comune nemico. Con l’aiuto della misteriosa finanziatrice La Linda, Tell introduce Cirk nel circuito dei casinò per condurlo su una nuova strada. Ma i fantasmi del passato non lo abbandoneranno tanto facilmente.
“Il poker è tutta una questione di attesa”, afferma il protagonista del film, e come in una matrioska Shrader sembra parlare del suo cinema: un cinema di attese, appunto, di silenzi, di dilatazione temporale.
William Tell, interpretato da Oscar Isaac, va ad aggiungersi alla collezione di anti-eroi messi in scena dal regista: dal reverendo Ernst Toller di First Reformed a Travis di Taxi Driver, passando per Julian Cole di American Gigolo.
William Tell è un altro outsider difficile da dimenticare, magnetico nelle sue movenze, affascinante, solitario, cupo, inespugnabile. Con le sue regole, le sue ossessioni, la sua vita monotona, nell’ombra. Tell è un individuo che non esiste, che porta avanti una non-vita. La sua freddezza però nasconde il tormento di un segreto da tenere nascosto, inconfessabile.
Shrader dissemina, anche in quest’ultima opera, tutti gli ingredienti dei suoi film: la cupezza, la solitudine, il romanticismo che comunque permea i non-luoghi, le luci al neon. Ma soprattutto c’è la colpa, legata a doppia mandata con l’espiazione. Colpa che diventa dannazione, espiazione che diventa ossessione.
La violenza è solo tenuta a bada, come un cane al guinzaglio, un istinto primordiale in cattività. Basta una fessura a farla fuoriuscire tutta. La fessura per William è Cirk (da lui rinominato “the Kid”) un ragazzo ai suoi antipodi che però condivide con lui un istante: la voglia di vendetta. Sarà questo istinto a mandare all’aria i geometrici schemini di William, un giocatore poco d’azzardo e molto di calcolo: un card counter, appunto, uno che tiene traccia di tutte le carte apparse e giocate sul tavolo.
C’è anche il tema del debito, un debito economico e morale, che la società capitalistica impone. La critica agli USA è aspra, tanto dal punto di vista politico (denunciando le nefandezze e le torture della prigione di Abu Ghraib), quando da quello umano, dove viene messa in scena una società senza riferimenti, dove i figli abbandonano le madre, i padri si suicidano, non si vede mai la luce del sole, e la speranza è solo rimanere invisibili per non finire nei guai.
Nonostante delle premesse altissime, il film purtroppo ha alcuni difetti che inficiano sul risultato finale. Poco incisivo, dosato male. Forse il fatto di avere due tematiche e due generi così distinti (gambling movie e denuncia/ revenge) che rende entrambe poco focalizzate e appunto troppo slegate; forse il personaggio femminile del film che è poco convincente, poco motivato; forse il rapporto fra William e Cirk, troppo sbrigativo.
Insomma: Shrader ci regala un altro personaggio potente, ma con uno sfondo sfocato.
Margherita Giusti Hazon
TRAILER UFFICIALE
Laureata in Lettere Moderne, Margherita lavora alla Fondazione Cineteca Italiana, collabora con la rivista Fabrique du Cinéma, ha in corso alcuni progetti come sceneggiatrice e ha pubblicato il suo primo romanzo, CTRL + Z, con la casa editrice L’Erudita.
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