Ecco la nostra conversazione col leggendario regista John Landis, Pardo D’Onore a Locarno74.

John Landis in Piazza Grande a Locarno74©Tosi Photohtsphy

John Landis in Piazza Grande a Locarno74 per il Pardo d’onore 2021 © Tosi Photography.

Se il cinema degli anni ottanta avesse un volto, sarebbe senza dubbio quello di Mr John Landis.
Se l’horror comedy di stile, dedizione e devozione ai b-movies avesse un volto, sarebbe quello di Mr John Landis.
Se la commedia americana o il musical di culto diventati classiche visioni di feste comandate e serate a tema avessero un volto, sarebbe quello di Mr John Landis.
Se il videoclip musicale da annali avesse un volto, sarebbe quello di Mr John Landis.

Questi e molti altri volti di Landis, dalla commedia scatenata delle Confraternite di Animal House alle scorribande crime-musical di The Blues Brothers, dalla rivoluzionaria, ironica licantropia di Un Lupo Mannaro Americano a Londra al classico dei Natali italiani Una Poltrona Per Due, senza dimenticare chicche “di nicchia” come l’esordio di Slok, il crime Tutto In Una Notte, il mash-up tra vampiri e mafia di Amore All’Ultimo Morso. E poi i videoclip cinematografici di Thriller e Black or White per Michael Jackson.

Cosa si può ancora scoprire di straordinario nella carriera di uno dei registi più iconici del cinema degli ultimi cinquant’anni?

Abbiamo cercato di trovare qualche altra curiosità e di esplorare la visione del cinema e della società di John Landis durante il lungo e divertentissimo incontro che il regista ci ha dedicato a Locarno, e lui non ci ha delusi. Ma non ditegli mai e poi mai che è un regista cult!

JOHN LANDIS: “Non so più cosa significhi l’espressione “cult movie”. Perché vedi, una volta si riferiva ad un film con una nicchia ristretta ma fedelissima di fan. Forse il primo esemplare fu The Rocky Horror Picture Show, che non aveva avuto successo, ma poi iniziò a essere proiettato nei circoli cosiddetti “art house”, nelle proiezioni di mezzanotte, con lo stesso pubblico che tornava a vederlo ogni settimana. Letteralmente un culto, una setta!
Quindi un cult era un film che aveva trovato un’inattesa seconda vita, insomma.
Ma ora ci si riferisce col termine cult a grandi hit e non so tu, ma io non ho mai conosciuto delle sette così numerose!

poster The Rocky Horror Picture Show

Altri dicono che un cult movie sia un film che rivedono spesso ritrovando ogni volta lo stesso piacere, ma allora potresti fare lo stesso con Casablanca o Il Mago di Oz: sono forse dei cult? No, sono solo film magnifici!

Ecco, sai qual è un vero cult? La Vita E’ Meravigliosa di Frank Capra: aveva tutte le carte in regola per essere un successo, ma era un film cupissimo che peraltro contiene una delle sequenze più horror e spaventose di sempre, quella in cui il personaggio di James Stewart reincontra la moglie setacciando i quartieri malfamati della città. Beh, questo film esce nel 1946 ed è un totale disastro, un fallimento, perché dopo la Seconda Guerra Mondiale la gente voleva vedere qualcosa di allegro, di spensierato, solo musical felici. E’ un flop così clamoroso che va sotto di milioni di dollari e la compagnia che lo aveva prodotto chiude i battenti andando in bancarotta. Il copyright non viene rinnovato, il film diventa di pubblico dominio e arriva in tv. Ecco che il film diventa un classico amatissimo, negli anni gli Americani erano tornati benestanti, grassi e felici, ora quel film lo riescono ad apprezzare. Così, nell’arco di 10 anni quel fallimento diventa uno dei più grandi film americani. Ebbene questo per me è un cult: quando il pubblico ritrova il film.

Animal House o The Blues Brothers non lo sono, loro hanno avuto successo fin da subito! Quindi sono sempre confuso quando li chiamate cult. Forse tra i miei film lo è Tutto In Una Notte, lo amavo ed è stato un fallimento, nessuno andò a vederlo anche se ricevette ottime critiche. E continuo a chiedermi cosa avessi fatto di così diverso e sbagliato per mandarlo alla rovina. Sì, quello è decisamente un cult!

poster Tutto in una notte

MASEDOMANI: Esiste invece un film che rimpiange di non aver realizzato?

JOHN LANDIS: Quando avevo 25 anni lavorai per Albert “Cubby” Broccoli e Harry Saltzman, ero uno degli undici sceneggiatori del film “La Spia Che Mi Amava”. Non sono mai stato ufficialmente accreditato perché alla fine utilizzarono pochissimo del mio materiale, comunque dalla collaborazione con Broccoli nacque una stima reciproca che negli anni diventò una bella amicizia.
Così qualche anno dopo l’uscita di The Blues Brothers mi richiamò e mi offrì la regia di 007 – Vendetta Privata con Timothy Dalton e Talisa Soto. Lessi il copione ed era pessimo.
Avevano già deciso il cast, incontrai Timothy e lo apprezzai sia come attore che come uomo, mentre in tutta onestà trovai che Talisa non si potesse definire attrice. Non c’erano i fattori per convincermi ad accettare, anche se credo che a volte da un brutto copione si possa fare un buon film. Così non se ne fece nulla.

Mi chiesero anche di dirigere Beverly Hills Cop, il primo capitolo della serie, il cui protagonista ai tempi sarebbe dovuto essere Sylvester Stallone. Dopo aver letto il copione dissi “è terribile!”. Mi avrebbero pagato bene, ma ero sicuro che non ne sarebbe mai potuto uscire un bel film.
Poi ci furono dei cambiamenti in corsa: il ruolo principale venne affidato a Eddie Murphy e Martin Brest subentrò alla regia; improvvisamente quel copione scadente diventò un film divertentissimo e il merito è di Eddie e Martin, solo loro.

Però il più grande dispiacere rimane quello che non avrò mai più l’opportunità di girare un film di James Bond. Anche Steven Spielberg mi ha confessato che il suo rimpianto è di non aver mai fatto un Bond movie. Quindi sono in buona compagnia!

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John Landis con Giona A. Nazzaro a Locarno © Luca Zanovello.

John Landis con Giona A. Nazzaro a Locarno © Luca Zanovello.

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