Recensione di After Blue (Paradis Sale), il film di Bertrand Mandico in Concorso Internazionale al Locarno film festival 2021. 

In un futuro post apocalittico su un pianeta distante dalla Terra, la giovane Roxy trova una bellissima donna, nuda e sepolta dalla sabbia. La dissotterra prima di scoprire che la sconosciuta è la temibile assassina Kate Bush, temuta e ricercata, ora a piede libero.
Roxy e la madre Zora (Elina Löwensohn) vengono così esiliate dal villaggio e mandate alla caccia della criminale per riparare all’errore.

After Blue (Paradis Sale). Ph LFF74

Una scena di After Blue (Paradis Sale). Photo: courtesy of Locarno Film Festival.

Il regista di culto Bertrand Mandico porta in concorso a Locarno After Blue, suo secondo lungometraggio in una carriera costellata di corti pluripremiati, inquietanti tableaux vivants in bilico tra teatro del macabro e favole corrotte e ormonali (consultare MUBI per approfondimento).

In un setting fantascientifico post atomico, dove le ultime tracce della civiltà sono i nomi “brandizzati” delle armi, dalla pistola Chanel al fucile Gucci, Mandico srotola il suo fantasioso ed anticonformista western al femminile nelle tonalità rosee e nere che tanto ama.

Western ma anche lirismo fiabesco e romanzo picaresco, elementi che confluiscono in un lungo e periglioso viaggio delle due protagoniste, una delle quali è l’iconica, straordinaria “fedelissima” del cinema estremo francese Elina Löwensohn, autrice dell’ennesima prova che lascia a bocca aperta.

After Blue è libertà narrativa, espressiva ed estetica all’ennesima potenza, enciclopedia di un autore difficilissimo da incasellare e impossibile da amare a metà: la lunga allegoria di iniziazione, di sessualità e di sopravvivenza messa in scena alterna momenti criptici ad altri spettacolari ed action e farà giubilare i seguaci di Mandico e del cinema bizzarro. Così come è altrettanto probabile che possa sfiancare e scoraggiare chi è alla ricerca del sobrio, del pratico e del lineare.

After Blue è come un videoclip dei Roxy Music che fa un frontale con El Topo di Jodorowsky, un western del futuro sensuale e tagliente, glam e ruvido allo stesso tempo.

Cadenzato dalle musiche originali di Pierre Desprats, realizzate “immaginando un incontro tra lo score de Il Pianeta Selvaggio e Brian Eno”. Cinema propulsivo all’opposto del convenzionale, un lusso soprattutto sul grande schermo.

Luca Zanovello

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