Recensione di SHE WILL, il film di Charlotte Colbert fuori concorso al Locarno Film Festival 2021.

i She Will. Photo: courtesy of Locarno Film Festival

Una scena di She Will. Photo: courtesy of Locarno Film Festival.

L’ex baby diva del cinema Veronica Ghent (Alice Krige, Silent Hill) è ora anziana e reduce da una dolorosa mastectomia. Con la giovane infermiera Desi (Kota Eberhardt, X-Men: Dark Phoenix) si ritira nei boschi della Scozia per riprendersi e sfuggire ai curiosi.
Ma le ombre della fama e quelle del passato non demordono, mentre delle forze misteriose che aleggiano da secoli tra quegli alberi attirano la donna, offrendole l’opportunità di una vendetta che pulsa in lei da tempo… 

La poliedrica artista Charlotte Colbert realizza con She Will il suo primo lungometraggio, un affascinante dramma sulle inquietudini di una ex enfant prodige di Hollywood che ora affronta la vecchiaia e i nodi della sua vita lontana. Un dramma che viene progressivamente infestato da elementi di stregoneria e di revenge movie, immerso in un barattolo di melassa plumbea che è la foresta scozzese dove un tempo, così narra la leggenda, presunte streghe venivano messe al rogo.

L’opera prima della Colbert è già horror d’autore, che sembra prendere ispirazione dal The VVitch di Eggers e Thelma di Joachim Trier per ritrarre il viale del tramonto oscuro ed irrequieto della magnetica, intrattabile protagonista.
La natura che custodisce tracce del passato oscuro è messaggera della morale della favola dark: diversi tempi, diversi roghi e persecuzioni. Ed ogni donna “bruciata” prima o poi torna per prendersi l’anima dell’aguzzino.

Nonostante qualche passaggio narrativo migliorabile e un utilizzo sfrenato delle immagini simboliche ed allegoriche per fare da traino (qui emerge la formazione di artista visiva e fotografica della Colbert), il femminismo folkloristico di She Will regge e seduce. Anche per merito di una cura tecnica ed estetica da regista navigata, spalleggiata dalla superba fotografia di Jamie Ramsay (District 9).

Bonus: una mega citazione di Suspiria e apparizioni marginali di Rupert Everett e Malcolm McDowell.

Luca Zanovello

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