Il regista Phil Tippett racconta la genesi del suo MAD GOD, in anteprima fuori concorso al Locarno Film Festival 2021.

Tosi Photography©2021 LOCARNO FILM FESTIVAL - Phil Tippett - red carpet

Phil Tippett sul red carpet di Locarno 74 © Tosi Photography.

Quando prima della proiezione di Mad God, fuori concorso d’eccezione a Locarno 74, il regista Phil Tippett aveva scherzato sulla presenza di sacchetti antivomito e defibrillatori all’esterno della sala, poteva sembrare la classica gag propedeutica alla lievitazione dell’hype attorno al suo film.

Quando lo abbiamo incontrato dopo la proiezione della sua traversata infernale, del suo sguardo all’interno dell’incubo degli incubi, di un macello o semplicemente della brutalità umana, sapevamo che nella sua battuta c’era la consapevolezza di aver realizzato un’opera magnifica ma anche scioccante, insostenibile per chi abbia ancora speranze nella propria specie.

“Ho contato le persone che sono uscite dalla sala durante la proiezione, sono state otto… Mi ritengo soddisfatto”, scherza Tippett, leggenda di effetti visivi, stop-motion ed animazione analogica.

E il creatore di Mad God, proprio come la sua creatura, è una persona schietta e ruvida, che non fa mistero degli ostacoli incontrati durante gli oltre 30 anni di gestazione: “Il mio film nel 1990 era un embrione, un girato di due minuti che di lì a poco sarebbe stato spazzato via dall’avvento dell’era digitale. Improvvisamente, di un certo tipo di animazione e di tecniche espressive non importava più niente a nessuno”.

Phil Tippett in Piazza Grande©Tosi Photography

Phil Tippett in Piazza Grande © Tosi Photography.

Ma Tippett non si è arreso e a cavallo del 2008/2009 ha ripreso le fila del discorso, proiettandolo verso il formato di lungometraggio che abbiamo avuto il privilegio di esplorare al Festival di Locarno.

Mad God è un film di animazione composita, collettiva, un po’ come collettiva è stata la sua creazione. Lo ricordano i produttori del film: “si percepiva una libertà terapeutica insolita sul set, un mondo costituito da scenografie e miniature interamente realizzate a mano da molti artisti straordinari. Questo clima ha giovato a far convergere le visioni e gli intenti di tutti”.
“Il mio modo di dirigere è stato piuttosto minimale, così come le mie imposizioni”, conferma Tippett, “mi sono circondato di un team di animatori eccellenti a cui non serviva dare particolari direzioni o istruzioni. Spesso bastava un solo take per le scene.”

E sulla scelta di realizzare un film senza dialoghi, ecco la spiegazione: “Amo i film muti e quell’epoca del cinema, trovo che i dialoghi e l’avvento del sonoro abbiano castrato il cinema, ucciso i miei miti che sono Charlie Chaplin e Buster Keaton, e conseguentemente la qualità narrativa e quella recitativa sono calate sensibilmente”.

Mad God. Ph Locarno Film Festival

Un’immagine del film Mad God in anteprima a Locarno74. Photo: courtesy of Locarno Film Festival.

Se Mad God racconta tutto il male e il dolore immaginabili, è stato anche contemporaneamente frutto e motivo di sofferenza: “Non riuscire a portarlo a termine per vari decenni è stato logorante, sia artisticamente che umanamente, mi sono ritrovato depresso, trasandato e solo, sono anche passato attraverso un ricovero in un ospedale psichiatrico. Avevo iniziato a odiare il mio stesso film. Ma sapevo che era solo attraverso il suo progresso e il suo compimento che avrei ritrovato i miei pezzi”.

Per finire, alla domanda su quali siano state le sue influenze principali, Tippett chiude in bellezza: “Ho attinto dall’espressionismo tedesco, da Sergio Leone e dall’immaginario di Fellini, in special modo il suo Satyricon. Ma ne sto dimenticando altrettanti. Insomma, ho copiato chiunque!”. Ma Mad God, paradossalmente, diventa qualcosa di mai visto prima. E di colossale.

Luca Zanovello

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