Recensione di UN ALTRO GIRO, il film di Thomas Vinterberg al cinema dal 20 maggio 2021

Poster film Un Altro Giro

La locandina ufficiale del film Un Altro Giro.

SCHEDA DEL FILM

TITOLO INTERNAZIONALE: Another Round
REGIA: Thomas Vinterberg
CAST: Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Magnus Millang, Lars Ranthe
DURATA: 116 min.
USCITA: giovedì 20 maggio 2021
DISTRIBUZIONE: Movies Inspired, Medusa


RECENSIONE

C’è una teoria secondo la quale tutti noi siamo nati con una piccola quantità di alcol già presente nel sangue e che, quindi, una piccola ebbrezza possa aprire le nostre menti al mondo che ci circonda, diminuendo la nostra percezione dei problemi e aumentando la nostra creatività. Così Martin e tre suoi amici, tutti professori annoiati, decidono di intraprendere un esperimento per mantenere un livello costante di ubriachezza durante tutta la giornata lavorativa.

I protagonisti in una scena del film Un altro giro di Thomas Vinterberg. Foto di Henrik Ohsten.

Il regista danese Thomas Vinterberg (Festen, Il sospetto, La comune), fondatore nel 1995 insieme a Lars von Trier del movimento cinematografico Dogma 95, con la sua ultima pellicola Un altro giro ancora una volta conquista pubblico, critica e festival, vincendo tantissimi premi fra cui l’European Film Awards per il Miglior Film, il BAFTA per il miglior film straniero e l’Oscar al miglior film internazionale.

La parola che mi viene in mente se ripenso alla visione di questo film è gioia, nonostante sulla carta sia un film drammatico.

Gioia perché, come il regista stesso ha scritto, questo film “è pensato come un tributo alla vita. Come rivendicazione della saggezza irrazionale che scaccia ogni ansioso buon senso e guarda in basso, nella gioia stessa della sete di vita… sebbene spesso con conseguenze mortali”.

Quella che mettono in atto i quattro amici professori è a tutti gli effetti una rivoluzione, piccola ma personale, quindi enorme, che va contro ogni perbenismo e ipocrisia, contro ogni norma di qualsiasi società, nata dall’idea assolutamente anti-convenzionale di mettere in pratica un esperimento che sembra essere l’unica strada per uscire da un vicolo cielo. Ma più che una strada, questa è una possibilità. Una seconda possibilità di essere felici, non importa a che prezzo.

Un altro giro, Mads Mikkelsen.Photo by Henrik Ohsten

Mads Mikkelsen in una scena del film Un Altro Giro. Foto di Henrik Ohsten.

L’importante è riuscire a spezzare l’incantesimo. Uscire dal vicolo cielo della routine, della noia, dell’età che avanza, di un matrimonio a un bivio, della paura di non saper neanche più fare bene il proprio lavoro.

Le conseguenze non sono prese in considerazione, perché comunque vadano le cose ne sarà valsa la pena, ed è questo il senso più bello e liberatorio del film.

Fra i quattro amici c’è Martin, ed è su di lui che si concentra il punto di vista della macchina da presa: Mads Mikkelsen, che come ne Il sospetto veste appunto i panni di un professore, e anche qui in qualche modo si ritrova a dover gestire le richieste dei genitori e degli alunni, e a riflettere sul suo lavoro.

Mikkelsen offre a mio parere una delle sue interpretazioni più vere. Sceneggiatura e interpretazione concorrono a creare un personaggio universale, reale, struggente, nel suo essere un uomo invisibile, che da fuori sembra come morto, l’ombra della persona che è stato, ma in realtà dentro arde come una fiamma che brucia ancora nonostante tutto. Il suo sguardo stanco di guardare sempre in basso, le sue espressioni meste, timide e pacate e al contempo la sua forza interiore inespressa e intrappolata: questo film ci regala davvero un’interpretazione magistrale che sa toccare le corde del cuore e dell’animo di ognuno di noi.

Mads Mikkelsen nel film Un Altro Giro. Foto di Henrik Ohsten.

Mads Mikkelsen in una scena del film Un Altro Giro. Foto di Henrik Ohsten.

Un altro giro è anche un film provocatorio, profonda denuncia a una società che consuma alcool in modo elevato ma allo stesso tempo si nasconde dietro le tendine del puritanesimo e del perbenismo dove tutto è tabù.

Vinterberg certo non nega che le conseguenze dell’abuso di alcool possano essere devastanti, ma alla fine il suo pensiero è quello più onesto e intelligente possibile: sta a ognuno di noi scegliere come vivere, non si può solo subire o agire passivamente. Bisogna prendere una decisione e assumersene le responsabilità.

E alla fine il film è una celebrazione di tutti quei grandi artisti, scrittori e personaggi che hanno popolato la nostra storia, che proprio nell’alcool hanno trovato l’ispirazione e il coraggio. In questo senso il film è un omaggio all’alcool: perché per quanto possa fare male, l’alcool ha la capacità di farci sentire liberi. C’è qualcosa di più importante?

Per uscire da quel torpore dove tutto è grigio, mediocre e informe e recuperare la gioia di vivere nelle piccole cose – come scambiarsi frasi d’amore con la donna di cui si è ancora innamorati – vale la pena rischiare, anche morire, se necessario, per vivere anche solo un giorno in modo grandioso piuttosto che 80 anni da persone invisibili, annoiate, che in fondo sono già morte da chissà quanto tempo.

Straordinari alcuni parallelismi, come quello con un vecchio cane che non può più muoversi ma che alla fine del film anche lui si ritroverà perso, in mezzo al mare, in quella che probabilmente sarà la più grande avventura della sua vita.
Thomas Bo Larsen in una scena del film Un Altro Giro. Foto di Henrik Ohsten.

Thomas Bo Larsen in una scena del film Un Altro Giro. Foto di Henrik Ohsten.

Una pellicola attualissima, che parla a tutti gli zombie che abitano questa terra, persone schiacciate dal peso di una vita passata ad obbedire, a stare in silenzio, a non reagire, non indignarsi, non provare, non amare, non soffrire, abbracciare, baciare, insomma: a non vivere.

Un altro giro ci ricorda che possiamo tornare a vivere, possiamo essere pazzi o anche solo bizzarri, irrazionali, visionari, possiamo scegliere di non passare la nostra vita ad ammazzare il tempo, facendo qualcosa di rivoluzionario oppure una piccola follia fra amici che ci faccia sentire ancora vivi.

Tutto confluisce, poi, in un finale che è una celebrazione della vita e della libertà come poche altre sono state fatte, che provoca brividi sparsi per tutto il corpo e tanta voglia di urlare il verso del capitano Keating, YAWP!, un altro indimenticabile professore che non smette mai di ispirare.

Un film da non perdere per niente al mondo: apre il cuore, scuote l’anima, risveglia dal torpore!

Margherita Giusti Hazon


TRAILER UFFICIALE 

Foto: ufficio stampa, che si ringrazia.