Recensione de IL MIO AMICO IN FONDO AL MARE (My Octopus Teacher), l’immersivo film di Pippa Ehrlich e James Reed in streaming su Netflix.

Il mio amico in fondo al mare poster

La locandina internazionale del film Il mio amico in fondo al mare.

SCHEDA DEL FILM

TITOLO: My Octopus Teacher
REGIA:Pippa Ehrlich e James Reed
DURATA: 90 min.
DATA DI USCITA (streaming): 7 settembre 2020
PIATTAFORMA: Netflix 


RECENSIONE

Un uomo in crisi che torna alle sue radici.
Un’amicizia speciale che gli permette di tornare a focalizzare il senso della sua esistenza.
Volendo ridurre all’osso la sinossi di My Octopus Teacher, non penseremmo mai ad un documentario sulla vita di un polpo.
Definirlo tale è in effetti molto riduttivo, perché questo splendido film è una vera e propria immersione in un mondo tanto alieno quanto affascinante da cui la razza umana ha molto da imparare.

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Craig Foster in momento del documentario Il mio amico in fondo al mare. Photo: courtesy of Netflix.

Craig Foster è un documentarista che vive un momento di severo rifiuto per il suo lavoro. Questa sorta di depressione si riversa anche in ambito familiare, dove l’uomo non si sente all’altezza del suo ruolo di padre.
Decide di tornare a ciò che più lo faceva star bene da ragazzo: immergersi nelle insidiose quanto meravigliose acque dell’Oceano Atlantico che bagnano le coste del Sud Africa.

Immersione dopo immersione l’uomo incontra un esemplare femmina di polpo comune e comincia a studiarne abitudini, tecniche di caccia e stratagemmi per sfuggire ai predatori.
Conosce così, e noi con lui, un animale di cui ancora si sa troppo poco.
Il più simile ad un alieno, dall’intelligenza raffinata, e dalle spiccate abilità comunicative.
A poco poco il polpo ormai abituatosi alla presenza del curioso “stalker” inizia ad avere fiducia in lui e a mostrargli il suo mondo e il suo stile di vita.

Questo è uno degli aspetti che rende My Octopus Teacher non un semplice documentario. L’approccio di Foster è assolutamente non antropocentrico, non si comporta né da conquistatore, né da salvatore.
Il suo atteggiamento è di pura curiosità ed è il polpo stesso a condurlo in questo mondo fantastico, ma spietato.

Il polpo diventa una vera ossessione per l’uomo che non riesce a pensare ad altro.
Per cercarlo in acqua, per sapere che  tragitto abbia fatto, cosa abbia mangiato, da chi sia dovuto fuggire, Foster inizia a ragionare come un polpo.
È lui a mettersi nei panni dell’animale e non a umanizzarlo.

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L’octopus protagonista del documentario Il mio amico in fondo al mare. Photo: courtesy of Netflix.

La regia impeccabile di Pippa Ehrlich e James Reed, le stupende riprese subacquee di Roger Horrocks, le musiche originali composte da Kevin Smuts, la voce narrante dello stesso Foster sono tutti elementi che concorrono a creare nello spettatore la sensazione di varcare le porte di un universo parallelo.

La potenza narrativa di questo documentario è tale da farci stimare questa furba creatura, commuoverci per lei, empatizzare con questo mollusco, al quale fino ad ora avremmo pensato come la cosa più lontana possibile dall’espressività.
Impossibile non emozionarsi quando allunga i suoi tentacoli per conoscere l’umano, o quando, ormai amici, si accoccola sul petto di Foster per delle fugaci carezze. 

Azzardato forse, ma non scontato, il parallelo con Il campione di incassi Avatar di J. Cameron.

Senza la pressione di dover sbancare ai botteghini, senza effetti speciali, senza strizzare l’occhio alla realtà virtuale, anche qui il protagonista fa ingresso in un mondo nuovo, diverso, e instaurando una vera e propria relazione con uno dei suoi abitanti, comincia ad apprezzarne vari aspetti, in primis, quello di vivere secondo le leggi della natura. Un’esperienza che lo porta a rivalutare la propria realtà.

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Una ripresa col drone de Il mio amico in fondo al mare. Photo: courtesy of Netflix.

Grazie agli insegnamenti della piovra abituata a vivere alla giornata perché la natura l’ha programmata per vivere poco, Foster rimette in discussione il suo lavoro, la sua famiglia, la sua intera esistenza.

Il titolo italiano toglie, purtroppo, tutto il significato intrinseco del film facendo leva più sull’amicizia che sul ruolo di “guida” che la piccola fantastica creatura ha nei confronti dell’uomo.
Ecco allora che appare chiara la lezione del polpo e di tutto il favoloso mondo acquatico in cui vive: cogliere l’attimo: vivere la vita a pieno apprezzandone ogni momento.
La piccolezza dell’essere umano che nel contesto naturale vale tanto quanto tutte le altre creature anche se vuole imporsi su di esse a tutti i costi.

Infine, naturalmente, fondamentale la sensibilizzazione al tema dell’inquinamento delle acque che ha portato Foster a fondare la Sea Change Project per la salvaguardia consapevole degli Oceani come risorsa per il nostro pianeta e di conseguenza per la nostra vita.

My Octopus Teacher ha tutte le carte in regola per vincere l’Oscar 2021 come migliore film documentario. Nel frattempo potete godervelo su Netflix.

Violetta Biagiotti


TRAILER ORIGINALE

Fonte e foto: ufficio stampa Netflix