Recensione di MANK, il film con Gary Oldman in streaming su Netflix dal 4 dicembre 2020.

Mank poster film Netflix

Il poster del film MANK.

SCHEDA DEL FILM

REGIA: David Fincher
CAST: Gary Oldman, Amanda Seyfred, Lily Collins, Arliss Howard
DURATA: 131 min.
DATA DI USCITA: 4 dicembre 2020
PIATTAFORMA: Netflix


RECENSIONE

La storia di Herman J. Mankiewicz, grande sceneggiatore che lavorò a Hollywood dalla fine degli anni Venti. Brillante, visionario, pieno di sé, contraddittorio, controcorrente, alcolizzato e sempre in conflitto con lo Star System hollywoodiano, Mankiewicz viene chiamato da Orson Welles per realizzare la sceneggiatura di quello che sarebbe poi diventato uno dei film più importanti della storia del cinema: Citizen Kane (1941).

Mank_Gary Oldman e Amanda Seyfried _Photo Netflix

Gary Oldman è Herman Mankiewicz e Amanda Seyfried è Marion Davies in una scena del film MANK. Photo Cr: NETFLIX.

Dopo sei anni dal suo ultimo film, Gone Girl, Davide Fincher (Seven, The Social Network, Mindhunter) torna con un’opera sontuosa, un viaggio monumentale nelle luci e nelle ombre della scintillante età dell’oro di Hollywood. Scritto dal padre Jack Fincher, morto nel 2003, il film viene finalmente realizzato ed è uscito da pochi giorni su Netflix.

Opera complessa, stratificata, come i personaggi di cui tratta, controversi; opera cinefila, meta-cinematografica. Ma soprattutto Mank è il canto degli outsider, un film che si mette dalla parte dei deboli, degli invisibili, dei sognatori. Prima di tutto perché è un film su uno sceneggiatore, figura da sempre sottovalutata, che lavora dietro le quinte e non viene mai riconosciuta anche se è il motore di ogni film e di ogni storia.

Non a caso Fincher inserisce più di un riferimento a Don Chisciotte, personaggio visionario per eccellenza, il “cavaliere dalla triste figura”, folle e disperato.
MANK (2020)Tom Burke as Orson Wells. Cr: NETFLIX

Tom Burke è Orson Wells in una scena del film MANK. Photo Cr: NETFLIX.

Ma chi è il vero Don Chisciotte del film? William Randolph Hearst, magnate della stampa, modello per Charles Foster Kane di Quarto potere, come suggerisce Mank? O forse è Mank stesso, che si trova a dover combattere contro i giganti del sistema. O addirittura, potrebbe essere Jack Fincher, che per anni ha provato a farsi produrre questo film senza mai riuscirci.

Mank sposa la visione della storica del cinema Pauline Keal che nel 1971 scrisse un saggio sostenendo che Welles non avesse quasi alcun merito nella sceneggiatura di Citizen Kane, ma che la paternità fosse tutta da attribuire a Mankiewicz.

Welles vinse nella sua vita un solo Oscar – condiviso appunto con Mank – ed è proprio quello per lo script di Quarto Potere. Da qui l’urgenza di far chiarezza su un questione che rimane ancora oggi aperta, perché se Quarto Potere è senza ombra di dubbio un capolavoro inimitabile dal punto di vista della regia (introdusse per la prima volta il piano-sequenza in profondità di campo, ma non solo) la vera rivoluzione fu la sua sceneggiatura, unica, di cui Fincher recupera la struttura per il suo Mank, attraverso i flashback e lo stile.

Mank_Gary Oldman e Jamie McShane_Ph Netflix

Gary Oldman è Herman Mankiewicz e Jamie McShane è Shelly Metcalf in una scena del film MANK. Photo Cr: NETFLIX.

“Non si può raccontare la vita di un personaggio in due ore, ma solo dare l’impressione di averlo fatto”.

Questa è solo una delle frasi meta-cinematografiche del film, forse la più evidente, perché Mank è un film che cita continuamente se stesso e che forse eccede nel manierismo cinefilo (Scene Heading in sovraimpressione ad ogni nuova sequenza; forellini che segnalano il cambio rullo; la grafica dei titoli di testa; la fotografia digitale e in HDR che imita il bianco e nero della pellicola pancromatica in uso negli anni ’30-’40). Ma è un balsamo per gli occhi (grazie alla splendida seppur digitale fotografia di Erik Messerschmidt) e una gioia per il cuore, che entra in una macchina del tempo e dal 2020, uno degli anni più tristi per il cinema, si ritrova nell’epoca più vibrante della sua storia. Due epoche comunque di passaggio: se allora era il tempo del passaggio dal muto al sonoro, oggi è in atto una trasformazione che rischia di cambiare per sempre la fruizione del cinema così com’è da oltre 120 anni a questa parte.

Mank non è però solo un omaggio alla Golden Age della Settima Arte, è molto di più: è una profondissima riflessione sul fare cinema ma soprattutto sul raccontare storie e su quanto sia importante la figura di chi le idee le ha e le mette su carta.

Un film sulla potenza delle parole (chiave autoriale di Fincher, che da sempre realizza film di sceneggiatura), delle idee, e su quanto sia naturale per chi inventa combattere i mulini a vento, su come ambizione e invenzione non possano mai sposarsi e su quanto spesso chi inventa rimanga indietro, solo e spesso deriso. Proprio come Don Chisciotte.

Margherita Giusti Hazon


TRAILER UFFICIALE

Foto: ufficio stampa