PADRENOSTRO: Favino Coppa Volpi ma il protagonista è lo sguardo di un bambino

Recensione, poster e trailer di PADRENOSTRO, il film di Claudio Noce al cinema dal 24 settembre 2020. 

La locandina del film Padrenostro.

SCHEDA DEL FILM

REGIA: Claudio Noce
CAST: Pierfrancesco Favino, Barbara Ronchi, Mattia Garaci, Francesco Gheghi
DURATA: 120 min
DATA DI USCITA: giovedì 24 settembre 2020
DISTRIBUZIONE: Vision Distribution


RECENSIONE

Roma, 1976. Valerio è solo un bambino quando suo padre Alfonso, noto magistrato, subisce un attacco terroristico sotto casa. I genitori pensano che Valerio dorma, invece lui assiste a tutta la scena: da quel momento la sua infanzia diventa un misto di terrore e visionarietà, sentimenti che gli faranno compiere un viaggio verso la crescita, alla scoperta dell’amicizia.

Con questa sua opera il regista Claudio Noce racconta la tragica vicenda autobiografica che affrontò da bambino, e lo fa tornando indietro nel tempo e cercando di mantenere lo sguardo di lui da piccolo e non di lui ormai cresciuto. Per lui una sorta di terapia; per noi un racconto personalissimo che diventa universale e traccia un affresco di una generazione di bambini invisibili.

Questo l’enorme pregio del film, che lo fa vivere di rendita per tutta la durata: l’essere riuscito a non allontanarsi mai dal punto di vista del bambino, elemento che dona freschezza, originalità, ma soprattutto coinvolgimento ed empatia a un film che poteva facilmente scadere nel più che già visto.

Ed è bravissimo il piccolo attore Mattia Garaci (alter ego del regista Claudio) che ha senza ombra di dubbio di fronte a sé una lunga e luminosa carriera cinematografica. Con lui si può davvero usare l’espressione “bucare lo schermo”, perché è quello che fa in ogni inquadratura. Grazie a una recitazione naturalistica e pura riusciamo a vivere insieme a lui lo stato di terrore in cui respira costantemente, l’incertezza e l’assenza, la sua voglia di evasione, la sua curiosità, l’ammirazione e allo stesso tempo la paura che nutre verso il padre, la sconfinata fantasia che si contrappone ai terribili attacchi di panico.

Non è da meno Francesco Gheghi (Mio fratello rincorre i dinosauri), l’altro giovanissimo del film, così leggero e leggiadro, perfetto nel ruolo magico e allo stesso tempo drammatico dell’amico, che poi sia reale o immaginario non fa differenza. Una specie di “lucignolo” con il viso buono e lo sguardo triste.

È così che il racconto di una tragedia diventa la storia di formazione di un bambino ma anche di un adulto; il racconto di una meravigliosa, innocente, visionaria amicizia, quella fra due bambini che si sono trovati ad essere figli e in qualche modo vittime di due fazioni, di un conflitto sanguinario che ha segnato la storia del nostro paese; Padrenostro è anche il racconto di un’estate sospesa fra la spensieratezza dei giri in bicicletta e dei tuffi in mare e l’adolescenza che è in agguato, delle giornate di sole a nascondersi dietro gli stipiti delle porte per spiare i genitori.

E poi c’è Favino, che citiamo perché si è guadagnato la Coppa Volpi come Miglior attore alla Mostra del Cinema di Venezia e che però – senza nulla togliere a un grandissimo attore che qui dà davvero il meglio di sé – non fa la differenza, perché la scelta – precisa – del regista è di tenerlo in disparte. Lo vediamo come lo vede Valerio: poco, di sfuggita, un eroe (o un “infame” come lo definiscono i compagni di scuola) sofferente, duro e allo stesso tempo tenero, un mentore e un bimbo sperduto. Ma non è lui il protagonista di questa storia vera, lui è la persona a cui il film è dedicato.

Padrenostro è un film onirico, pieno di voli pindarici, senza realismo, dove molte scene sono enfatizzate dall’uso della luce e della musica (Buonanotte fiorellino, ninna nanna luttuosa, suona sulle immagini dell’attentato in modo spiazzante), è un film coraggioso, diverso, inedito, che potrà stupirvi, in questo panorama di cinema italiano spesso annoiato e noioso.

Margherita Giusti Hazon


TRAILER UFFICIALE

View Comments (1)

  • Padre nostro è un film che sconvolge e resta dentro e attraverso il rapporto tra i due ragazzi bra auspicare ad una riconciliazione generazionale.. come dire le colpe ( terribili ed imperdonabili) dei padri non ricadano sui figli.

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