Recensione de Il meglio deve ancora venire, il film di Alexandre de la Patellière e Matthieu Delaporte al cinema dal 17 settembre.
SCHEDA DEL FILM
TITOLO ORIGINALE:Le Meilleur Reste À Venir
REGISTA: Alexandre de La Patellière, Matthieu Delaporte
CAST: Fabrice Luchini, Patrick Bruel, Zineb Triki, Pascale Arbillot
DURATA: 117 min.
DATA DI USCITA: 17 settembre 2020
DISTRIBUZIONE: Lucky Red
RECENSIONE
Una scoppiettante commedia degli opposti dalla leggerezza tutta francese. Un inno alla vita anche quando parla della morte, un elogio dell’amicizia e una coppia di attori in stato di grazia. Cosa volere di più?
È possibile raccontare la malattia, l’amicizia, i rimpianti di una vita e la morte con leggerezza e molte, molte risate? Il nuovo film del magnifico duo Alexandre de la Patellière e Matthieu Delaporte, Il meglio deve ancora venire, risponde in modo perfetto a questo interrogativo.
Arthur Dreyfus (Fabrice Luchini) lavora come ricercatore all’istituto Pasteur di Parigi. È un uomo e medico meticoloso, introverso e poco espansivo, ha una figlia adolescente che non lo sopporta e una ex moglie che si è rifatta una vita ma a cui lui è ancora molto legato. César Montesiho (Patrick Bruel) è un affascinante donnaiolo e strampalato uomo d’affari, pieno di debiti, che vive di espedienti e un inguaribile ottimismo.
Arthur e César non potrebbero essere più diversi per carattere e stile di vita ma sono amici d’infanzia. Un’amicizia nata quando erano bambini, in un collegio maschile a Biarritz, quel tipo di amicizia solida e inscalfibile dal tempo. César, dopo una caduta accidentale dal balcone finisce al pronto soccorso, accompagnato da Arthur: un grosso equivoco porta César a credere che l’amico di sempre abbia un tumore allo stadio terminale. Il doloroso fraintendimento non solo crea grande scompiglio nelle loro vite ma porta alla luce antichi conflitti famigliari, avventure inaspettate e a fare i conti con le proprie e altrui fragilità. Il finale sarà ancora tutto da scrivere.
La frase di rito che accompagna l’uscita in sala di ogni commedia francese è quella che afferma che i cugini d’oltralpe siano i migliori a scrivere, dirigere e recitare film di genere brillante. Che sia un’esagerazione o una grande verità, è indubbio sia loro congegnale la messa in scena di divertenti farse, quelle che hanno la rara capacità di rimanere brillanti senza scadere nel volgare o, peggio, nella vacuità.
Il meglio deve ancora venire segue, a grandi linee, il classico Buddy Film ma non ne replica in modo pedissequo gli archetipi stilistici.
Se siamo lontani dalla perfezione formale di La strana coppia (Gene Saks, 1968) o il fine humor di serie televisive come Attenti a quei due (Robert Baker, 1972) i momenti di incontenibile ilarità e gli efficaci contrasti tra due caratteri opposti sono così numerosi da conquistare lo spettatore per tutti i 117 minuti.
La collaudata coppia di autori De la Patellière – Delaporte gioca ancora una volta – gioco che riesce molto bene – con gli equivoci linguistici e dialoghi irresistibili, già apprezzati nella pièce teatrale e omonima trasposizione cinematografica Cena tra amici (2012). Se la loro prima commedia si scatenava con le ambiguità comunicative e la raffinatissima contrapposizione verbale di due classi politiche differenti, in Il meglio deve ancora venire il dramma non è meramente funzionale ai colpi di scena ma adeguato alla costruzione strutturale della commedia, che assume sfumature agrodolci.
Un’opera più ambiziosa, profonda, dai toni autobiografici (Delaporte si è sottoposto a una biopsia per un sospetto melanoma) ma che soffre di qualche fragilità registica e piccoli, veniali scivoloni melodrammatici.
La prima parte mantiene, con mano ferma, un ritmo vertiginoso di battute magistrali, situazioni esilaranti e continui quanto riusciti cambi di registro emotivo ma la seconda, rincorrendo la linea drammatica, appare a tratti ridondante, eccessiva, a cominciare da un viaggio di troppo.
Se Il meglio deve ancora venire riesce a mantenere un equilibrio interno, l’indubbio merito va ai due interpreti Patrick Bruel e Fabrice Luchini, tra i più amati del cinema Made in France.
Bruel è perfettamente a suo agio nei panni di un arrogante e simpatico sbruffone, simile a quello di Vincent Larchet di Cena tra amici, dalla parlantina eloquente e il sorriso ironico ma il valore aggiunto è Fabrice Luchini. Attore apprezzato da Èric Rohmer, Claude Lelouch, Cédric Klapisch e François Ozon, Luchini regala attimi di spiazzante umanità grazie a una recitazione volutamente trattenuta, che non lascia spazio ad alcun accenno patetico o consolatorio. E conquista tutti.
Ritornare al cinema nell’Autunno 2020, alla luce di uno dei momenti più difficili e complessi dell’età contemporanea, appare un atto di coraggio quasi rivoluzionario. Il meglio deve ancora venire, in uscita nelle sale dal 17 settembre, è una splendida scusa per superare ogni ansia e paura, un invito a riconquistare la vita e la passione per la settima arte.
Silvia Levanti
TRAILER ITALIANO
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